«Officina Italiana», i sindacati chiederanno il fallimento

E’ svanita la possibilità del concordato per l’azienda nata dalla fusione della Bailo con la Vist di Caldaro Ravelli (Femca Cisl): «Solo così si recuperano almeno 3 mensilità delle 6 non pagate ai 38 dipendenti»


di Silvia Fattore


TESINO. Verrà richiesta istanza di fallimento entro la prossima settimana per l'azienda Officina Italiana che era nata qualche tempo fa dalla fusione della storica tesina Bailo e della altoatesina Vist.

«Purtroppo, nonostante a dicembre dell'anno scorso ci fossero state date delle garanzie per arrivare a un concordato - spiega il sindacalista della Femca Cisl, Marco Ravelli - ora non ci rimane altro che aspettare l'ufficializzazione del fallimento dell’azienda che in Tesino da lavoro a 38 dipendenti».

Come è noto lo “Scoiattolo del Tesino” ha portato il nome del Trentino in tutto il mondo. Ma a causa di diversi fattori alcuni anni fa è entrato in crisi rischiando il fallimento. La situazione sembrava aver subito una svolta quando Bruno Zotta, patron della Bailo, decise il scommettere il tutto per tutto avviando una fusione con il marchio Vist di Caldaro. Gli sforzi, però, si rivelano vani perché la crisi economica impedì al grandioso progetto di svilupparsi e portato l'azienda, nel dicembre del 2012, a dichiarare lo stato di crisi.

Dopo l'incontro con i sindacati la via possibile sembrava quella del concordato, che avrebbe permesso al personale di avere qualche possibilità in più di recuperare le ultime sei mensilità che non sono state ancora pagate, mentre la strada del fallimento rende la situazione dei lavoratori più complicata.

«L'Inps, infatti, prevede un fondo di riserva che copre solo le ultime tre mensilità e il Tfr - spiega sempre Ravelli - mentre gli altri mesi andranno persi. Inoltre, per accedere occorre che l’azienda presenti istanza di fallimento. Cosa che non ha ancora fatto. Per questo se la prossima settimana non si muoverà qualcosa avvieremo noi il procedimento per il fallimento. Siamo rimasti molto delusi perché a dicembre il concordato sembrava fattibile, e si pensava di aver raggiunto un accordo. L'impossibilità dell’azienda di proseguire su questa strada ci lascia amareggiati. Senza contare che la controparte sta allungando i tempi del fallimento complicando ancora di più la situazione».

Altro punto interrogativo è anche il futuro dei dipendenti che oggi lavorano a Pieve Tesino per  il gruppo svizzero Albiro Holding. A questo, infatti, alcuni mesi fa è stato venduto lo storico marchio Bailo e alcuni dipendenti sono stati tenuti a lavorare sempre nello stabilimento di Pieve.

«Soltanto che - ricorda Ravelli - con la presentazione dell'istanza di fallimento l'edificio Bailo dovrà essere lasciato vuoto e per il futuro di questi dipendenti c'è un punto interrogativo. Non sappiamo se l'azienda svizzera ha intenzione di continuare il rapporto di lavoro e se sono previsti degli spostamenti da Pieve».

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