Nuove piste a Campiglio: la furia degli ambientalisti
Italia Nostra e Legambiente contro la proposta della Comunità delle Giudicarie «Dicevano che la telecabina sarebbe stato l’ultimo sacrificio. Ma mentivano»
TRENTO. Rabbia, ma anche voglia di combattere e di far valere le proprie ragioni. Il progetto di completare con le piste il collegamento funiviario Pinzolo - Campiglio ha scatenato la furia degli ambientalisti. Mentre oggi la Comunità delle Giudicarie riunirà per la prima volta il tavolo di concertazione per illustrare la sua proposta di Piano territoriale, siamo già in piena polemica.
Paolo Mayr, anima storica di Italia Nostra, è severo: «Quello del completamento delle piste è un problema di limite. Con il collegamento erano stati già snaturati parecchi territori di parco e di torbiere: allora si era arrivati al compromesso di non fare le piste, perché la zona di Poza dei Fò è densamente boscata fino a Plaza e ci vive pure il gallo cedrone. Noi, illusi, pensavamo che fatta la pista del Tulot si accontentassero senza molestare altre zone, invece continuano. Sono talmente sicuri politicamente che vanno avanti come dei bulldozer: basta vedere l’entusiastico incontro che c’è stato tra i sindaci, gli impiantisti e Dellai. Anche a Campiglio, nella zona del Pancugolo, vicino ai 5 Laghi, hanno fatto due grandi piste, una che va verso il canalone Miramonti e l’altra verso Nambino e Pradalago, realizzando pure un impianto in cima».
Il tentativo in atto è di far passare un’estensione del carosello che permetterebbe di andare, sci ai piedi, da Pinzolo a Campiglio, collegando Patascoss con Doss del Sabion. «Ogni volta sembra finita», sospira Mayr. «Stavolta propongono un ampliamento delle piste da Poza del Fò a Plaza e anche da Patascoss a Plaza. Quest’ultima era stata definita inadatta perché completamente esposta a sud. Sopra Plaza, verso il Colarin, invece c’è il Fogaiard, assai pregiato per il suo connubio formidabile tra natura e lavoro dell’uomo: ci sono delle “case da mont” bellissime e una serie di prati, boschi e radure eccezionali. Quanto al lago di Serodoli, poi, già trent’anni fa avevamo bloccato l’iniziativa di farci una pista perché è un’area di altissimo valore naturalistico, mèta anche di passeggiate estive. Adesso ci riprovano: non gli basta quello che hanno già rovinato. E’ però necessaria la modifica del Pup e non sarà così facile come avere il via libera della Comunità. Purtroppo possono fare dei piani stralcio con un iter più breve, prima dell’approvazione della Comunità stessa. Ma se ci riuscissero sarebbe il massimo di spregio delle norme e di mancanza di salvaguardia del proprio territorio. Che è un patrimonio anche economico, ma se lo mangiano fuori con questi quattro impianti». Il rappresentante di Italia Nostra pone l’accento su un punto: «Oggi l’economia dello sci sta andando indietro. L’integrità dell’ambiente è la vera industria del futuro».
Ma le pressioni economiche sono forti: «Teniamo conto che il collegamento funiviario, finanziato al 100% dalla Trentino Sviluppo nel cui Cda sedeva la presidente della Comunità Ballardini, è stato fatto con la motivazione che fosse mobilità alternativa ma non è affatto vero perché occorre avere gli sci ai piedi. E l’estate addirittura lo tengono chiuso».
Rincara la dose Andrea Giachetti, presidente di Legambiente: «Si era detto che quello sarebbe stato l'ultimo sacrificio ambientale nel comprensorio, ma evidentemente non è mai così. Anche per la Val Giumela si disse questo, sebbene non fosse paragonabile come valenza del collegamento. Lo stesso per Folgaria, per Brentonico... La verità è che il nodo è quello di allora: se il Trentino continua ad investire sullo sci di massa, si continueranno ad erodere il territorio e la biodiversità. Bisogna puntare sulla diversificazione dell'offerta e sulla destagionalizzazione, su una nuova filiera di turismo. Ci sono centinaia di azioni possibili, ma serve un piano industriale che metta in rete tutte le alternative, dal turismo culturale a quello naturalistico, familiare, termale. Lasciando la sua quota parte allo sci. Si avranno numeri molto più piccoli di ospiti, ma con costi molto più bassi».
Intanto Margherita Cogo ha annunciato un’interrogazione: «Il Pup dice che si possono ridefinire le aree, è vero, ma la Comunità non ha una competenza legislativa per intervenire sulle zone protette. Non mi pare che ne sia consapevole».
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