Mercato tutti i giorni, negozianti furiosi

Dopo S. Lucia e la domenica d’oro, gli ambulanti anche alla vigilia di Natale. Capuzzo: «È la sagra dello straccio»


di Sandra Mattei


TRENTO. Ammettono che l’aver sdoppiato il Mercatino di Natale, qualche boccata d’ossigeno l’ha portata anche ai commercianti del giro al Sass, prima decentrati rispetto all’afflusso delle folle solo verso piazza Fiera. Ma quello che proprio non va giù agli storici operatori del centro storico è l’aver trasformato in una “bancarella continua” tutto il periodo pre natalizio, dalla fiera di Santa Lucia in poi.

Una fiera di Santa Lucia, oltretutto, che le cronache hanno evidenziato come una proposta ormai omologata, fatta di cineserie e non più di merce caratteristica natalizia, come era nella tradizione passata. Del resto, il centro si è trasformato in una fiera continua, senza soluzione di continuità, e non si può stupirsi se gli incassi, quando l’offerta inizia dalla fine di novembre alla prima settimana di gennaio, sono in calo. Soprattutto se la merce degli ambulanti è la stessa di quella che si trova nei mercati settimanali e rionali.

Quest’anno poi, anche il mercato del giovedì ha raddoppiato la presenza da settimanale a bisettimanale, facendo gridare allo scandalo i commercianti. «La città si è trasformata - sbotta Gabriella Capuzzo, della profumeria storica - in una “sagra dello straccio”. Va bene il Mercatino di Natale, ma che bisogno c’è di proporre il mercato settimanale sia alla Fiera di Santa Lucia, che alla domenica d’oro? Ed ora, visto che il Natale cade di giovedì, ce lo propinano anche il mercoledì 24 dicembre. In pratica, nel giro di due settimane, abbiamo avuto mercato cinque volte».

Sulla stessa lunghezza d’onda Franco Pezzin, dell’oreficeria Brugger, in passato anche rappresentante di categoria dell’Unione commercio, che commenta: «Ormai non è più il mercato del giovedì, ma di tutti i giorni. Non ho niente contro gli ambulanti, ma c’è un limite. La loro clientela non è la mia, e so per certo che chi verrebbe volentieri in centro per fare acquisti, quando si sovrappongono mercati di ogni tipo, con la conseguente ressa, scappa. Il sovraccarico di proposte alla lunga non fa bene al centro, perché la gente sa che farà fatica a parcheggiare e che non potrà fare acquisti con tranquillità. E questa è l’opinione di tanti altri colleghi del centro».

Il discorso dei commercianti che non s’arrendono ad un’ offerta ormai omologata al basso (basti pensare agli ultimi arrivi in città: da Stradivarius ad Alcott, marchi che puntano ad una clientela giovane, senza troppe pretese di qualità) non si limita alla merce. Aggiunge ancora Gabriella Capuzzo: «Si tratta dell’immagine generale che offre la città: i locali sono fatti a misura di giovani, di studenti universitari, che bevono spritz. E i negozi sono solo marchi del franchising internazionale, gli unici che possono permettersi gli affitti costosissimi del centro. Oltretutto, i gruppi come Inditex, quello di Zara, a Trento apre i brand più economici. E questo la dice lunga di come sia scaduta. Senza contare che al mercato spesso, lo scontrino latita». Insomma, è una città che ha perso la sua anima, uniformandosi a un trend diffuso ovunque.













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