Mamma: arrestate mia figlia di 16 anni

La disperazione di una donna che non trova ascolto: «E’ l’ultima possibilità per farla entrare in comunità e salvarla»


di Giancarlo Rudari


ROVERETO. E’ la forza della disperazione che le arriva dal cuore anche se le parole che pronuncia tra le lacrime in un italiano stentato sono pesantissime: «Arrestate mia figlia. Lo sono è brutto quello che dico, questo una mamma non lo dovrebbe mai dire. Ma è l’ultima occasione per salvare mia figlia. E’ ammalata, fa uso di eroina, è sfruttata da un uomo molto più grande di lei ed ha bisogno di aiuto. Deve entrare in comunità, l’ultima situazione per uscire da una condizione che la sta distruggendo...»

La protagonista di una lunga e tormentata vicenda, contrassegnata da sofferenze e da risvolti paradossali tanto da «dover far riflettere tutti quanti e rivedere la funzione dei servizi» come ha evidenziato Fabiano Lorandi, presidente dell’associazione Ubalda Girella, è una ragazza di 16 anni. «Era bella, vivace e intelligente, ma ora questa ragazza rischia di morire: non solo soffre di epilessia ma da un paio di anni fa uso di eroina. E in una situazione che ha dell’incredibile non si riesce a fare nulla. C’è la necessità che gli adulti si diano una mossa: se muore è un grande atto di accusa nei confronti di tutti coloro, persone e istituzioni, che si occupano, o dovrebbero occuparsi, di situazioni come la sua» ribadisce con forza Lorandi.

Una ragazza «portatrice di una sofferenza fin da bambina» che viene seguita dall’associazione Girella e dai servizi territoriali con buoni risultati. Ma nella fase di crescita diviene più irrequieta e si trova a frequentare un giro di persone poco raccomandabili. La situazione psicologica e fisica si aggrava fino all’abbruttimento. Le crisi epilettiche, scomparse dopo un periodo di cura, si fanno sempre pià frequenti tanto che è necessario il ricovero in ospedale (3 volte a Trento, 1 al pronto soccorso di Rovereto). Ma da lì scappa sempre. Ormai a casa si fa vedere poco e vive alla giornata frequentando a Trento i luoghi dello spaccio. Lì incontra un giovane di 32 anni, pregiudicato noto alle forze dell’ordine, che «la sfrutta in tutti i sensi». Lorandi e l’associazione Girella non l’hanno mai persa di vista: cercano in tutti i modi di aiutarla, coinvolgono i servizi sociali territoriali, il Sert, l’unità di neuropsichiatria infantile, la procura del tribunale dei minori. «Il gruppo di lavoro si ritrova più volte per cercare di tirare fuori questa ragazza. Ma al di là delle professionalità messe in campo e la buona volontà degli operatori, i risultati sono praticamente nulli» afferma sconsolato Lorandi.

Che denuncia una serie di inadempienze e incongruenze. «E’ sbagliata la logica di intervento dei servizi: da loro dovrebbe andarci volontariamente, ma in questa situazione non accetta di essere aiutata. Poi, dopo gli incontri con la procura della Repubblica del tribunale dei minorenni, è stata valutata la misura cautelare in comunità piuttosto che il carcere (la ragazza era stata denunciata per rapina): d’accordo il procuratore, ma non il giudice che doveva firmare il provvedimento. Abbiamo sollecitato anche le forze dell’ordine per intervenire nei confronti del giovane con il quale si accompagna, ma anche da parte loro non è stato fatto nulla. Sembra una situazione irrisolvibile per le condizioni di rigidità - afferma Lorandi - che deve far riflettere. Una condizione che mette in discussione non le persone ma le procedure e le modalità di intervento. Intanto però questa ragazza rischia di morire».

Anche perché da sola non è in grado di chiedere aiuto. Tanto che ieri mattina è scappata da psichiatria al Santa Chiara. E’ salita su un autobus che porta in collina a Trento e ha scippato del portafoglio un anziano al quale aveva chiesto 5 euro. Poco dopo però i carabinieri l’hanno rintracciata (nella fuga aveva perso il braccialetto dell’ ospedale). E’ stata denunciata e quindi riportata al Santa Chiara. Forse è l’ultima (o l’ennesima) occasione per salvarla.

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