DOMANDE E RISPOSTE

Lezioni di genere in Trentino, ecco cosa bisogna sapere

Il dibattito politico e i dubbi dei genitori: ma cosa accadrà realmente nelle classi dei nostri figli?



Tra dubbi e bugie è proseguito per tutta l'estate (soprattutto sui social network) il dibattito sulle lezioni di genere nelle scuole trentine. Ecco - con una serie di domande e risposte - cosa c'è da sapere sul tema.

Cosa succederà a settembre nelle scuole trentine?

In alcuni istituti verranno effettuati anche quest’anno, per il secondo anno consecutivo, percorsi di formazione sull’educazione di genere, dopo che negli anni precedenti iniziative analoghe erano state condotte in modo non coordinato

Di chi è l'iniziativa?

L'adesione è una scelta autonoma degli istituti (21 in totale, ecco l'elenco completo) mentre il programma dei percorsi di formazione è frutto del coordinamento tra l’assessorato alle Pari opportunità, Iprase, Commissione Pari Opportunità e Università di Trento.

Chi sono i destinatari?

Gli istituti possono scegliere tra cinque percorsi rivolti agli studenti (ma solo delle scuole medie e superiori e non quindi i bambini delle primarie), oppure a docenti e famiglie. In totale i 21 istituti hanno attivato 61 percorsi: la maggior parte (30 percorsi) è rivolta agli studenti delle scuole medie e superiori. Si tratta di percorsi formativi della durata di 10 ore. In alcuni casi più brevi.

Quant'è il costo dell'iniziativa?

Il costo è di 46 mila euro divisi tra Provincia (26 mila euro) e Iprase (20 mila euro).

Quali sono i temi trattati?

Si parlerà del ruolo sociale delle donne e degli uomini nella nostra società. Dell’importanza di riconoscersi tra maschi e femmine uguali diritti, possibilità e valore. Tra gli obiettivi c’è anche quello di prevenire la violenza sulle donne e di spiegare come le scelte scolastiche non debbano essere condizionate dal genere ma dal proprio talento.

Chi saranno gli insegnanti?

Sono persone formate e selezionate dall’Università di Trento e dall’Iprasi.

Chi è contrario a questa iniziativa?

Sono contrari i partiti di centro destra che temono che questi corsi abbiano l’obiettivo di parlare di sessualità e di annullare le differenze tra i generi. L’opposizione è stata manifestata in più occasioni, in particolare nel dibattito sulla legge contro l’omofobia (non ancora approvata) che prevede (tra il resto) anche interventi di educazione sessuale nella scuole a cura dell’azienda sanitaria.

Qual è la replica dell'assessorato alle pari opportunità?

Che i corsi hanno l'obiettivo di prevenire il fenomeno della violenza sulle donne e di promuovere la valorizzazione del talento di ogni individuo senza che le persone vengano orientate nel loro percorso scolastico e professionale (anche senza accorgersene) in una direzione “più adatta” ai maschi o alle femmine.

La proposta referendaria che è possibile firmare in questi giorni in molti comuni trentini (e nelle circoscrizioni di Trento) per l'abolizione della legge 107 sulla buona scuola riguarda questo tema?

La proposta può creare confusione, perché in realtà l’ipotesi di referendum si riferisce alla legge sulla buona scuola che parla (tra il resto) di educazione alla parità e di prevenzione alla violenza. In ogni caso i percorsi trentini di educazione vengono organizzati e proposti dalla Provincia autonoma di Trento nell’ambito dell’autonomia speciale in tema di scuola.

Perché c'è preoccupazione tra molte famiglie per il possibile avvio di percorsi formativi su questi temi?

C'è il timore - diffuso soprattutto attraverso i social network, ma anche su Whatsapp - che i percorsi formativi sulla parità tra i generi rappresentino in realtà solo il primo passo per affrontare nelle scuole il tema dell'orientamento. I detrattori (tra cui alcuni esponenti della Destra trentina) ritengono che si tratti di una sorta di “cavallo di Troia” per parlare di sesso nelle scuole e quindi andare oltre i temi iniziali previsti dai percorsi formativi.

Cos'è il patto di corresponsabilità?

Non esiste alcun patto di corresponsabilità nelle scuole trentine su questo tema. Esiste invece (anche in alcuni istituti trentini, in particolare privati) un patto tra scuola e famiglie con impegni reciproci per organizzare al meglio l’attività didattica: la scuola prende impegni sull’offerta formativa e le famiglie garantiscono (assieme agli allievi) l’impegno nello studio e la correttezza nei rapporti con i docenti e le altre famiglie. Tra gli appelli che circolano sui social network c’è anche quello a non firmare nessun patto di corresponsabilità.













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