Le (molte) violenze sulle donne: ecco le spaventose cifre del fenomeno
In Trentino ogni anno ci sono circa 500 denunce per episodi di violenza. L’autore delle violenze è sempre un uomo, nell’89% dei casi il partner o l’ex partner
TRENTO. Per cominciare, toglietevi dalla testa che la violenza sulle donne sia confinata a classi sociali meno abbienti, a provenienza straniera, a situazioni di disagio. «Gli ultimi casi di cui mi sono occupata - dice a un certo punto Tiziana Calovi, responsabile provinciale dei centri di ascolto ed accoglienza - erano rispettivamente la famiglia di un medico, quella di un agente delle forze dell’ordine (purtroppo), e di un lavoratore».
Il corso di aggiornamento professionale per giornalisti, intitolato «Il racconto della violenza sulle donne: impatto sulla percezione culturale del fenomeno e buone prassi nella comunicazione giornalistica», che si è tenuto lunedì alla Trentino School of Management, è servito a molti per aprire gli occhi. Perché - come ha ricordato il Questore, Maurizio Improta - «noi lavoriamo ogni giorno in prima linea, ma purtroppo di questi fenomeni i giornali parlano solo l’8 marzo o il 25 novembre» (Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne). Dal Questore un monito senza peli sulla lingua: «Se io ogni giorno, togliendo i nomi dei protagonisti, vi facessi leggere i verbali dei nostri interventi e degli “ammonimenti” che emettiamo, avreste materiale da prima pagina sempre». Perché la violenza sulle donne (dalla molestia, all’oppressione, all’aggressione, all’omicidio) è tutto intorno a noi: «Vi voglio shockare: vi dico che fra i presenti in questa sala, c’è almeno una donna che ha subìto violenza, ed almeno un uomo che l’ha commessa» ha detto Laura Castegnaro, dirigente dell’Unità di missione semplice pari opportunità, prevenzione della violenza e della criminalità della Provincia.
E visto che in sala c’erano 35 persone (in gran parte donne), si capisce l’entità del fenomeno. Le cifre sono lì, nelle slide proiettate, con gli ultimi dati disponibili (del 2021): in Trentino in un anno ci sono circa 500 denunce per episodi di violenza (479 nel 2021). I procedimenti di “ammonimento” sono stati 135 (107 quelli emessi), in rialzo dopo il periodo buio del Covid. Denunce e ammonimenti, sommati insieme, ammontano a 614 casi nel 2021 (quasi due al giorno, più esattamente 1,6). Visto che la popolazione femminile in Trentino è di 168.505 persone (fra i 16 ed i 64 anni), i casi di violenza sono 3,3 ogni mille donne.
Purtroppo un mondo variegato: non esiste, hanno spiegato le esperte come Annamaria Maggio, primo dirigente della Divisione Anticrimine della Polizia di Stato presso la Questura di Trento, o Sigrid Pisanu, operatrice del centro antiviolenza di Merano, solo la violenza fisica: altrettanto grave è la violenza economica (solitamente l’uomo che priva la donna di ogni autonomia di spesa per tenerla soggiogata), poi ci sono i casi di revenge porn, di stalking, di atti persecutori, fino alla vera e propria violenza sessuale (spesso fra coniugi), e l’omicidio.
Chi è l’autore di queste violenze? Sempre un uomo, prevalentemente il partner o l’ex partner (quasi nell’89% dei casi), o il datore di lavoro, il vicino di casa, un conoscente o parente; e meno frequentemente uno sconosciuto (poco più di 6 casi su 100 nelle denunce, solo lo 0,3 fra le vittime ospedalizzate). Anche l’età conta: le donne vittime di violenza sono in gran parte ventenni o trentenni, ma la violenza inizia già dai 16 anni in poi: «Incontriamo tante bambine e ragazze, già dalle scuole medie, che ci riferiscono di continue molestie: il compagnetto che quando scendono le scale palpa il sedere, cerca di strofinrasi sul seno, fa apprezzamenti sessuali. Per fortuna vediamo nelle giovanissime una coscienza più determinata nel non accettare più le molestie. Neanche quello che hanno chiamato “cat calling”, che magari per noi donne più mature è purtroppo diventato meno allarmante. Ma che si nutre dello stesso humus della violenza».
C’è poi il dolorosissimo versante della «violenza assistita»: quella verso bambine e bambini che assistono in casa alle violenze del padre sulla madre. «Un fenomeno gravissimo - ha confermato la dirigente della Polizia - perché questi minori, che assimilano questo comportamento, saranno da grandi portati a ripeterlo: le femmine diventando vittime, i maschi diventando violenti». E i numeri sono allarmanti: ci sono 130 minori, bambine e bambini, accolti con le loro madri in strutture di accoglienza. «Per questi bambini vuol dire abbandonare la loro casa, i loro giochi, i loro compagni di scuola, le loro relazioni. Non dico che nelle case alloggio non stanno bene, ma certo non è il loro posto ideale» ha ricordato Castegnaro.
La situazione trentina - vi sia di consolazione - vede un sistema di intervento e di supporto che appare decisamente migliore di molte altre zone d’Italia. Per cominciare è finanziato dalla Provincia, mentre altrove si regge solo sul volontariato. Ed inoltre - tramite protocolli e accordi - vede in azione una vera «rete» di soggetti, comprese le Forze di Polizia, l’Azienda Sanitaria, i servizi antiviolenza. Ecco quindi i servizi residenziali per donne e bambini vittime di violenza (le «case rifugio», con indirizzi segreti, o pubblici, a seconda del grado di gravità della situazione); ma anche un aiuto economico (un assegno massimo di 400 euro al mese, per 12 mesi), oltre ad altre forme di agevolazione di microcredito per le vittime. Ne ha parlato ampiamente Laura Castegnaro, illustrando a giornaliste e giornalisti la Rete antiviolenza provinciale, i servizi specializzati rivolti alle donne vittime di violenza e agli uomini maltrattanti, le varie iniziative.
Anche se, occorre dire, non è facile avere un quadro accurato del fenomeno del punto di vista dei numeri: Carabinieri e Polizia forniscono i dati sui loro interventi, ma in modo separato, e la Rete provinciale intercetta solo i casi che portano le donne a chiedere aiuto. «Stimiamo che quello che appare sia un 40% del fenomeno totale», è stato detto. Ed i numeri forniti, quindi, sono quelli di Istat (per il Trentino, di Ispat), che li acquisiscono appunto dalle strutture di accoglienza. Nel 2021 - ha ricordato - le denunce sono state 479, in aumento del 22,55% rispetto al 2020 e in linea con la media degli anni precedenti la pandemia; nel 2021 sono stati avviati 135 procedimenti di ammonimento di cui 107 provvedimenti emessi.
Se all’inizio vi era stato un «saluto» passerella dell’assessore Stefania Segnana, che si è ben presto allontanata dall’evento, alla esponente della giunta è arrivata la frecciata finale di Marina Cosi, vicepresidente di GiULiA (un network-osservatorio sulla parità di genere e sul linguaggio nel giornalismo italiano). Cosi ha sottolineando l’importanza di utilizzare un linguaggio che rispecchi le differenze: «La prima violenza che una donna fa a se stessa è non usare il proprio nome. E poi: ho sentito qui una donna presentarsi con “sono un assessore”. Si dev’essere sicuramente sbagliata. Non si è sbagliata? Beh, allora è grave»... No, Segnana non si era sbagliata.