LaVis, ultima chiamata per il salvataggio

La Provincia offre 2-3 milioni come garanzia a Casa Girelli, ramo sano del gruppo. E spera nell’effetto leva sulle banche


di Chiara Bert


TRENTO. Non un leaseback, ma una garanzia - attraverso Trentino Sviluppo - a Casa Girelli, l’azienda di imbottigliamento di vino controllata dalla La Vis: il ramo sano del gruppo, 65 posti di lavoro che nessuno vuole rischiare di perdere. La garanzia che la Provincia è pronta a mettere sarebbe per una quota dell’immobile di Casa Girelli in viale Verona, bene senza ipoteche stimato oltre 9 milioni di euro se avesse una destinazione d’uso residenziale: la cifra dell’intervento pubblico si aggirerebbe tra i 2 e i 3 milioni di euro, soldi che andrebbero tutti a sostenere il «gioiello di famiglia». Un’operazione che nei piani di Piazza Dante otterrebbe però un’effetto-leva sul sistema bancario, innescando quel finanziamento degli istituti di credito che consentirebbe alla Cantina LaVis di rifiatare e affrontare il piano di rilancio.

Probabile che per mettere a punto l’intervento serva ancora qualche giorno. «In giunta ne riparleremo quando saranno ultimate le due istruttorie, quella per l’operazione su Casa Girelli e quella sulla revisione cooperativa di LaVis con le controdeduzioni della Cantina», chiarisce il presidente della Provincia Ugo Rossi. Una settimana fa il vicepresidente Alessandro Olivi aveva incontrato i lavoratori di Casa Girelli, da mesi in allarme per il proprio posto di lavoro e per gli stipendi, e a loro aveva annunciato che la Provincia intende «garantire la piena operatività e la messa in sicurezza dell’azienda e il mantenimento dei suoi indici di qualità, affinché dal rafforzamento di Casa Girelli possa derivare anche un beneficio per il gruppo di cui fa parte».

E qui sta la novità dell’operazione: aiutare Casa Girelli, il polmone vitale della LaVis in crisi, e attraverso questo aiuto convincere le banche a concedere quel credito indispensabile alla Cantina per evitare il fallimento e il commissariamento. Trentino Sviluppo interverrebbe con una garanzia per una quota dell’immobile, tra i 2 e i 3 milioni di euro, soldi che dovranno restare a Casa Girelli e non essere drenati dalla casa madre in crisi, con l’impegno che un domani - se malauguratamente LaVis dovesse fallire - il ramo di Casa Girelli potrebbe staccarsi per sopravvivere autonomamente.

La speranza è che, di fronte alla garanzia del pubblico, a quel punto gli istituti di credito si muovano e mettano sul piatto un finanziamento almeno di pari entità a vantaggio del gruppo LaVis, gravato da un debito che ha superato gli 80 milioni di euro. Solo a quel punto si potrebbe sbloccare il piano di salvataggio da 10 milioni (8 della Provincia, 2 di Cooperfidi) per l’acquisto della parte più vecchia della cantina, leaseback che lo scorso giugno la giunta provinciale aveva condizionato al via libera della stessa Cooperfidi al piano di risanamento e rilancio della cantina.

Ma in questo momento il salvataggio è bloccato dal no di Cassa Centrale e Cassa Rurale di Trento, le due banche creditrici (su 11) della Cooperazione. La Federazione pare più che scettica sul rilancio della LaVis.

Ma i tempi sono strettissimi, la crisi di liquidità della cantina è sotto gli occhi di tutti. E un eventuale fallimento trascinerebbe inevitabilmente con sè anche l’azienda sana, Casa Girelli. Uno scenario inaccettabile per la Provincia. Anche perché l’operazione-studentato su Casa Girelli - da costruire sull’area di viale Verona di proprietà della LaVis, vicino allo studentato dell’Opera a Sanbapolis - non ha fatto nessun passo avanti. «Frenerei gli entusiasmi, la soluzione è di là da venire, io sono ancora in attesa di uno studio di fattibilità e sostenibilità finanziaria. Se ieri questa operazione era legata al salvataggio della LaVis, oggi è accettabile solo se è utile alle esigenze dell'Università di Trento per quanto riguarda il fabbisogno di posti letto per gli studenti», aveva detto lo scorso ottobre l’assessora all’università Sara Ferrari. E dal Pd Luca Zeni aveva subito lanciato un altolà: «La motivazione non può essere salvare la cantina».

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