La Pizzica sbarca a Trento con lezioni tutti i venerdì
Le insegnanti sono Elisa Leonesi, trentina, ed Evelina Capannoro, aquilana Hanno uno spazio in via Degasperi e assicurano: «La danza è terapeutica»
TRENTO. La Pizzica Pizzica salentina sbarca a Trento col primo corso di un ballo di antichissima tradizione popolare organizzato dall'associazione "Terpsichòre". Le insegnanti sono Elisa Leonesi trentina e Evelina Capannoro professoressa di Lettere aquilana che a gennaio di quest'anno hanno casualmente scoperto la comune passione per la pizzica pizzica.
Evelina spiega: «Se volevamo ballarla dovevamo ritagliarci degli spazi durante i normali corsi di ballo e lo si faceva tra la curiosità ed interesse generale. Per questo abbiamo cercato uno spazio nostro ed eccoci qua in via Degasperi 124 a vedere come andrà a finire».
La storia di Evelina è molto particolare: «Ho imparato a ballare la pizzica a Bologna durante un corso di antropologia approfondendo gli aspetti terapeutici di questo ballo. Dopo l'amara esperienza del terremoto, mi è venuta in mente per aiutare la mia gente a tornare a fare gruppo vincendo la paura. Gli spazi a disposizione erano piccoli, ma la si può ballare anche in luoghi angusti, che erano gli unici luoghi disponibili dopo il terremoto. Devo dire che ci ha aiutato molto». E spiega la valenza terapeutica di un ballo che rapprsenta un aspetto curativo per le malattie mentali fin da tempi remoti: «Si parte da dei passi base, ma poi si va a libera interpretazione con i movimenti che si sentono propri per liberare le emozioni, la gioia, il dolore. Anzi si può dire che il ballo è diverso rispetto al proprio stato d'animo».
«Quello che dico quando parlo della pizzica - interviene Elisa - è che al contrario di quello che viene chiesto in altre occasioni, con la pizzica si deve portare in sala il proprio stato d'animo dandogli libero sfogo». La pizzica si può ballare in coppie femminili, miste o solo maschili: «Ed anche così si creano delle diverse atmosfere - spiega Elisa - anche con fini aspetti erotici, mentre ballata solo tra uomini diventa la " danza delle spade". Poi ci sono i giochi con i veli che aggiungono mistero a tutti i movimenti». Ci sono alcuni punti fissi come quello che non si tratta di una danza coreografata e nemmeno accademica, ma appartiene totalmente alla tradizione popolare. Chi la balla è chiamato ballatore ed assolutamente non ballerino.
Spesso la coppia finisce al centro di un cerchio composto dai suonatori: «Nell'antichità per assoldarli, le famiglie si indebitavano ma era l'unico modo per portare fuori di casa i famigliari ammalati di mente e integrarli nel paese». Un gruppo di una quindicina di persone ha già fatto la lezione di prova, ma per tutti è possibile partecipare il venerdì dalle 20 alle 21: «L'orario non è definito. Aspettiamo di costruire il gruppo e poi decideremo insieme».