La famiglia Lunelli presa a modello per una tesi di laurea
Come gestire il passaggio generazionale in azienda? L’ esempio positivo discusso alla Bocconi da Pietro Martini
ROVERETO. Il passaggio generazionale è forse il momento più delicato della vita di un’azienda. I “vecchi” annunciano l’addio ma ancora vogliono far valere il loro peso, i “giovani” scalpitano e inebriati dal potere assumono decisioni spesso disastrose. O, al contrario, non si sentono in grado di gestire l’azienda vittime dell’”ombra del fondatore o del predecessore”. Risultato: l’azienda, magari con un passato prestigioso, finisce gambe all’aria. In Italia solo il 20 per cento delle aziende familiari (che costituiscono il 90 per cento di tutte le aziende) passa dalla seconda alla terza generazione. Ma non sempre, per fortuna, è così: ed è il caso della famiglia Lunelli (cantine Ferrari) preso a modello da Pietro Martini nella sua tesi di laurea (110 e lode corelatore il professor Carlo Salvato) all’università Bocconi.
L’obiettivo del lavoro di Martini era quello di individuare gli elementi che permettono a due generazioni di convivere all’interno della stessa azienda nella fase successiva al passaggio generazionale. Quali sono i fattori che consentono a due generazioni di “convivere” all’interno dell’azienda? Nel caso dei Lunelli, come evidenziato da Martini dopo un lungo lavoro di interviste e di contatti con i produttori del Ferrari, si parla di «propensione della precedente generazione a cedere il testimone, la capacità dei successori di ottenere la fiducia, l’armonia familiare, la chiarezza nella governance, la gestione del passaggio generazione, la presenza di mediatori esterni e di fattori di contesto».
Gino, Mauro e Franco Lunelli con un processo graduale iniziato negli anni Novanta e conclusosi nell’estate 2011 hanno ceduto i ruoli fondamentali a Matteo, Camilla, Alessandro e Marcello Lunelli. Ma i tre fratelli, pur non avendo formalmente alcuna delega operativa, non hanno abbandonato l’azienda visto che hanno ancora un ruolo consulenziale, di rappresentanza con clienti di un certo tipo, di pubblic realtion. «Questa non è una cosa distruttiva, ma un valore aggiunto. Le decisioni sono prese dalla terza generazione che si avvale dei pareri e dei consigli che arrivano dai predecessori. I quali non si sono così emarginati, ma ancora parte attiva per consolidare il successo e i risultati dell’azienda» spiega Martini.
Il quale ha sviluppato un modello nel quale sono fondamentali alcuni elementi che contribuiscono alla convivenza: la propensione della generazione precedente a cedere il testimone, la capacità della nuova generazioni di ottenere la fiducia di quella precedente, l’armonia familiare, regole scritte e condivise (con i patti di famiglia stabiliti ruoli e responsabilità per il futuro).©RIPRODUZIONE RISERVATA