L’emergenza e la ricostruzione, raccontate dai lavoratori

Trento. E’ l’odore di zolfo, emanato dallo scontro titanico di enormi massi, che rotolano veloci nel corso di un torrente in piena, l’immagine forte emersa ieri mattina dal racconto della notte e...



Trento. E’ l’odore di zolfo, emanato dallo scontro titanico di enormi massi, che rotolano veloci nel corso di un torrente in piena, l’immagine forte emersa ieri mattina dal racconto della notte e delle ore di Vaia. Quel racconto era fatto dai testimoni che furono al lavoro in quelle ore. Ieri la Cgil celebrava all’Interporto di Trento, con un convegno a un anno dai fatti, i lavoratori impegnati come vigili del fuoco, operatori di protezione civile, nel servizio monitoraggio dei bacini montani e del servizio strade, come custodi e agenti forestali.

“E’ emozionante riascoltare nel video commemorativo le voci delle persone che quella notte ci chiamavano in difficoltà- ha raccontato Stefano Marchesoni, coordinatore tecnico della Centrale operativa dei Vigili del fuoco di Trento – Durante Vaia in totale sono arrivate seimila chiamate, delle quali mille per i soli vigili del fuoco. Se pensate che in un giorno normale ne riceviamo dalle sessanta alle ottanta, capite la dimensione”.

Flavio Bragagna, operatore del Consorzio di Bonifica di Trento, che monitorava l’altezza del fiume Adige, racconta quelle ore: “Alle due di notte vediamo arrivare il Comandante dei Vigili del Fuoco, insieme al sindaco di Trento, che ci dicono che si ipotizzava una possibile evacuazione generale per le ore sei”.

Francesco Leo, cantoniere di Predazzo fa venire i brividi, quando racconta del suo viaggio al limite per passi dolomitici (Rolle, Valles), oltre schianti e alberi volanti, per chiudere strade e avvertire con i cartelli le persone di evitare passaggi letali. “Ho visto il torrente Travignolo e l’Avisio lambire la strada dove viaggiavo.A un certo punto le luci di Predazzo sotto di noi si sono spente. Il paese era senza luce. Le strade erano tutte allagate” , ricorda. E lui era lassù, a rischiare per tutti noi.

Danilo Previdi, che lavora alla segheria della Magnifica Comunità di Fiemme, spiega i problemi post-Vaia: “In valle di Fiemme si sono schiantati un milione e trecentomila metri cubi di legname. Adesso in segheria sta arrivando tantissimo legname, dobbiamo cercare di lavorarlo tutto. Abbiamo accettato di fare i turni, come lavoratori”.

Luigi Casanova, custode forestale di Moena e storico ambientalista-sindacalista, prova a spiegare quali sono oggi le principali criticità: “In dieci anni abbiamo perso il 60 per cento dei lavoratori forestali stagionali. Il corpo forestale è stato depotenziato. Noi custodi forestali dei comuni siamo stati abbandonati dalla Provincia, non ci hanno fatto formazione specifica. Adesso dobbiamo rivedere la pianificazione forestale, finalmente rendendola di bacino. Si aprono possibilità enormi per la ricerca scientifica, si devono cogliere, anche per dare lavoro ai giovani. La Provincia e i Comuni devono fare un grande investimento sulle persone”.

Il sindacato ha esposto poi i rischi altissimi del lavoro in bosco in questa fase, come dimostrano i boscaioli morti mentre svolgevano la loro professione. Vaia è stata una grande emergenza, ma Vaia può essere anche un’opportunità per ripensare la società, il modo di produrre, il rapporto con l’ambiente.

M.D.T.













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