Influenza, colpiti finora 25 mila trentini
Valter Carraro, direttore dell’Igiene pubblica: «Attualmente 8 mila persone a letto. Il picco questo week end»
TRENTO. Non c'è ufficio, fabbrica o scuola, in questi giorni, che non abbia qualche assenza per l'influenza. Se ci fosse bisogno di una riprova che stiamo avvicinandoci al picco, abbiamo la conferma da parte del dottor Valter Carraro, direttore dell'unità operativa Igiene e sanità pubblica: «A meno di sorprese, siamo nel picco della curva epidemica, che raggiungerà il culmine tra fine della settimana e inizio della prossima. L'andamento dell'epidemia influenzale, infatti, se inizia a manifestarsi a fine dicembre, si innalza progressivamente, raggiungendo il culmine a fine gennaio, per poi diminuire e concludersi in febbraio».
Può fornire i dati di quanti trentini sono a letto?
L'incidenza settimanale dell'influenza in Trentino è del 16 per mille. Questo significa che la settimana scorsa in Trentino erano a letto 8.000 persone e che da fine dicembre si sono ammalati circa 25 mila trentini.
Quest'anno l'impressione è che sia un'influenza particolarmente pesante, con febbre alta. È così?
Si deve precisare che l'influenza non è una malattia importante, ma ogni anno l’intensità può variare. Se confrontiamo il virus di quest'anno con quello degli ultimi tre o quattro anni, si può affermare che la malattia si è manifestata in modo più robusto. Ed essendoci più casi, c’è un numero maggiore di persone che ha bisogno di cure e, in qualche caso, anche di ricoveri.
È corretto definirla un ceppo dell'influenza suina?
Dal 2009, da quando si è manifestato il virus H1N1 che ha provocato una pandemia, tutti i virus sono poi derivati da quel ceppo. I virus degli ultimi anni dipendono tutti dall’H1N1, anche se variano di anno in anno. Può succedere che compaia un virus nuovo, e se il nostro sistema immunitario non lo riconosce, ci ammaliamo più facilmente. Questo succede anche se i virus subiscono cambiamenti, che il sistema immunitario fa più fatica a contrastare, così ci si ammala più facilmente.
Può avere influito sulla diffusione dell'influenza quest'anno anche il problema legato al vaccino, che si pensava fosse in relazione a morti sospette, e che ne ha rallentato l'assunzione da parte di molti soggetti a rischio?
Potrebbe avere influito anche questa vicenda, ma non le posso quantificare il fenomeno.
Passando alla cura, l'assunzione di antibiotici è consigliata?
Se l'influenza ha un decorso normale, al 90 per cento l'uso dell’antibiotico non ha efficacia ed è comunque sconsigliato assumerlo come “auto cura”. Se invece l'influenza ha complicazioni, come tosse e difficoltà respiratorie e questi problemi non passano dopo qualche giorno, è opportuno consultare il proprio medico, perché può esserci un'infezione. La valutazione deve essere fatta dal professionista.
Tra le cause della maggior diffusione di quest'anno, si è sentita anche la vulgata che, essendo stato un inverno mite, il virus si è diffuso di più. È una spiegazione attendibile?
Non direi, visto che è convinzione popolare che l'influenza sia una malattia da raffreddamento, che più fa freddo, più è facile ammalarsi. Ripeto: la diffusione dipende piuttosto dal cambiamento che il virus può subire e dalla difficoltà dei nostri anticorpi nel contrastarlo. Va anche tenuto conto che la popolazione, invecchiando, può avere più complicazioni di una persona sana. In questo caso, ci saranno anche persone che devono essere ricoverate, ma si tratta di pazienti che presentano altre patologie e che hanno meno autodifese. Non sono in grado di quantificare però quanti ricoveri si riferiscono all'influenza.
Giriamo allora la domanda al dottor Claudio Ramponi, direttore del dipartimento Emergenza. Il primario riferisce che non ci sono sentori di un aumento dei ricoveri, in questo periodo dell'anno, legato all'influenza. «Semmai – afferma – ho riscontrato un aumento dei ricoveri per polmoniti. La cause sono da ricercare nell'aumento della popolazione anziana».