Infarto, la prevenzione resta la «cura» più efficace 

Ieri le «Porte aperte in cardiologia», con le malattie cardiovascolari che restano le principali cause di morte. I consigli? Niente fumo, poco alcol e grassi, molto sport


di Alice Sommavilla


TRENTO. Cos'è una patologia cardiaca, come riconoscerne i sintomi ma soprattutto come prevenirne la comparsa. Questi alcuni dei principali temi affrontati nel corso del convegno annuale “Porte aperte in cardiologia”, durante il quale si è fatto il punto sulle modalità e i progressi nella prevenzione e nella cura della cardiopatie in Trentino. Più delle malattie genetiche, più ancora dei tumori, sono infatti le malattie del sistema cardiovascolare la principale causa di mortalità. Fondamentale quindi, la prevenzione, che deve essere messa in atto sia a livello sociale che individuale in modo da riuscire a ridurre al minimo l'impatto di queste patologie. Lo spiega bene Annalisa Bertoldi, responsabile dell'area di cardiologia riabilitativa presso la clinica Villa Rosa di Pergine. “Esistono due tipi di prevenzione - dice Bertoldi - quella che chiamiamo primaria, e che si concretizza in una serie di campagne per promuovere uno stile di vita salutare; e una secondaria, rivolta a chi ha già avuto esperienza di un problema cardiaco o presenta elevati fattori di rischio”.

L'importanza di uno stile di vita sano viene ribadita con forza: curando l'alimentazione, eliminando il fumo e facendo attività fisica costante, le possibilità di andare incontro a malattie cardiologiche o tumori diminuiscono rispettivamente dell'80% e del 40%. Limitare o escludere dalla dieta grassi saturi, sale e alcol, preferendo frutta, verdura e proteine, aiuta a limitare i livelli di colesterolo e zuccheri nel sangue, mantenere la pressione entro i limiti, e a non ritrovarsi in condizione di sovrappeso. Preoccupanti i dati forniti dall'organizzazione mondiale della sanità in merito all'attività fisica: in Italia più del 32% della popolazione ha uno stile di vita sedentario, percentuale che cresce in maniera allarmante tra gli adolescenti, arrivando a toccare il picco dell'81%.

La provincia di Trento, come ricordato dall'assessore Luca Zeni, ha scelto di portare avanti un lavoro di sinergia tra personale medico, pazienti e associazioni del territorio. Oltre alla prevenzione, sono stati attivati una serie di programmi per fare in modo che il soggetto cardiopatico riesca ad avere nuovamente un ruolo attivo nella società. Controllo dei fattori di rischio, educazione sanitaria per i familiari, percorsi di follow up, schemi di dieta ed esercizio fisico personalizzato, supporto psicologico, sono alcune delle linee post dimissione messe in pratica dalle strutture della provincia. Fondamentale anche quella che viene definita “alleanza terapeutica”, una relazione di fiducia tra medico e paziente che, è stato osservato, porta quest'ultimo a seguire i consigli clinici e a migliore le proprie condizioni di vita. Il concetto di comunicazione trasparente si pone in linea con l'articolo 1 della legge 219 sul testamento biologico, approvata lo scorso gennaio, il quale afferma come il paziente abbia diritto a ricevere informazioni complete, esaustive e comprensibili in merito alla sua condizione.

Arriva inoltre dal dottor Marcello Disertori di Almac onlus la proposta di installare dei defibrillatori in tutti i luoghi solitamente affollati e promuovere dei corsi per insegnare alle persone come utilizzarli correttamente, competenza che in caso di malore può arrivare a salvare la vita.















Scuola & Ricerca

In primo piano