In mille per l’apertura della Porta
La processione, guidata dall’arcivescovo Bressan, è partita dal Punto d’incontro
TRENTO. Più di mille persone hanno preso parte alla cerimonia d'apertura della Porta della Misericordia in Duomo, mentre meno sono state quelle che hanno partecipato alla processione che ha raggiunto la porta, partendo dal Punto d'incontro di via Travai. Qui l’arcivescovo ha voluto dare un'altra testimonianza del significato della parola “misericordia” che lo stesso Papa Francesco vuole dare per questo Giubileo. Monsignor Luigi Bressan è stato accolto da padre Alberto Remondini, che ha sottolineato come simbolicamente potesse partire proprio dal Punto d'incontro la rincorsa per aprire la porta della Cattedrale e da adesso partirà anche tutta l'opera di sensibilizzazione della comunità cristiana che porterà al pellegrinaggio a Roma. Protagonisti i giovani che, coordinati Don Mauro Angeli, gireranno le strade del centro città, allo scopo di convincere altri giovani ad entrare in chiesa «Giriamo in coppia e ci fermiamo a parlare, invitando i nostri interlocutori a seguirci in Duomo. Lo abbiamo fatto in questa settimana che ha portato all'apertura della porta della Misericordia, lo rifaremo a primavera.»
Ed una volta entrati in Duomo, il lungo corteo di fedeli ha raggiunto la fonte battesimale e da qui i banchi per partecipare alla liturgia penitenziale che si è aperta con la testimonianza di Fabio, 47 anni di Frosinone, che è arrivato a Trento in crisi profonda, ma che a Trento è rinato partendo dall'Opera Bonomelli e con il fondamentale aiuto della Chiesa trentina.
L'omelia dell'arcivescovo è partita dal quel Presepe che gli artigiani di Tesero hanno scolpito per piazza San Pietro e destinato poi a Betlemme, soffermandosi su come Cristo «si sia fatto porta per noi e ci apra la via perché possiamo giungere alla pienezza della verità e della vita.»
Poi un passo importante sulla pratica della misericordia: «La nostra società non sempre è solidale ed anche tra i cristiani e tra i consacrati vi sono scandali di egoismi e chiusura oltre quanto sarebbe possibile fare, mentre il profeta Geremia, nella lettura ascoltata in questa celebrazione, descrive simbolicamente una comunità perfetta. È una meta verso cui tendere, un percorso da compiere decisamente durante quest’anno, con più atti di carità, con il perdono reciproco, la riconciliazione con Dio, in famiglia e nella società.»(d.p.)