Il vino diventa spumante nella «cantina sott’acqua»

Il progetto dei fratelli Romanese: «L’affinamento di duemila bottiglie chiuse in 4 gabbie d’acciaio nel lago di Levico a 20 metri di profondità»


di Paolo Silvestri


LEVICO TERME. Passione e fantasia come forse solo un giovane imprenditore può avere. Passione per la produzione di spumante con il metodo classico, fantasia per come far “affinare” un prodotto che punta alla qualità partendo dalla sua specificità. E’ quanto stanno realizzando i fratelli Giorgio e Andrea Romanese dell’omonima cantina di Levico che produce lo Spumante Lagorai.

«Una produzione di nicchia - ci spiega Giorgio Romanese, 28 anni appena (il fratello ne ha 34) - da diecimila bottiglie l’anno, ma che proprio per questo cerchiamo di caratterizzare più possibile». Ed è da questa idea, rendere diverso, riconoscibile, particolare lo spumante, che i Romanese sono partiti per realizzare il loro progetto a dir poco innovativo. La domanda che si sono posti è stata: come affinare in modo diverso il nostro spumante? Affinare, tanto per capirsi, significa mettere in bottiglia il vino con i lieviti e lasciarlo quindi in cantina a “lavorare” con questi, prendendo così nuovi profumi, ammorbidendosi e, giorno dopo giorno, iniziando a formare le classiche bollicine del “vino mosso” chiamato spumante. «Bollicine che vogliamo siano sottili e persistenti», spiega Giorgio Romanese. Ed è con questo obiettivo, che è nato il progetto di una nuova e decisamente inusuale cantina: il fondale del lago di Levico. Sì, lo Spumante Lagorai verrà affinato in acqua.

«Siamo partiti da un’esperienza realizzata in Liguria a Portofino - spiega ancora Giorgio - dove hanno messo in mare alla profondità di 50 metri le bottiglie di spumante da affinare». Per portare questa esperienza a Levico i due fratelli si sono avvalsi della collaborazione dell’Archeo Sub di Levico. «Sono stati loro ad effettuare i rilievi necessari a mandare avanti il nostro progetto. Si è potuto verificare che tra i 10 ed i 20 metri di profondità la temperatura a Levico rimane costante a circa 8 gradi. Insomma, il fondale del lago è una cantina naturale. La bottiglie a quella profondità stanno perfettamente: non solo non c’è pericolo alcuno che entri acqua, ma la pressione esterna esercitata sul tappo garantisce la conservazione e l’affinamento ottimale dello spumante». Non sarà una passeggiata però “mettere in cantina” «duemila bottiglie», come ricorda ancora Giorgio. Intanto la Provincia ha già rilasciato la «concessione, agli effetti idraulici e patrimoniali, per affinamento subacqueo dello spumante Lagorai, consistente nella collocazione nel Lago di Levico di numero 4 gabbie in acciaio zincato contenente bottiglie in vetro». «Le depositeremo ad una profondità di venti metri circa e poggeranno sul fondo - aggiunge il giovane imprenditore -. Le lasceremo là ad affinare per dodici mesi». Dodici mesi nel quale il vino diverrà spumante. «Uno spumante che sarà rimasto anche sotto una coltre di ghiaccio - spiega con entusiamo Giorgio Romanese - prima di uscire da questa cantina naturale e venir commercializzato. Uno spumante che sarà diverso, particolare, anche unico, proprio per questo».

Intanto i Romanese attendono ancora qualche autorizzazione da parte dell’azienda sanitaria e dell’Istituto agrario di San Michele all’Adige prima di mettere quattro gabbie d’acciaio piene di bottiglie su una chiatta, con un braccio meccanico calarle sul fondo del lago di Levico e quindi lasciarle lì aspettando che la natura faccia la sua parte e che il vino si trasformi in spumante.

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