Il progetto: in Trentino premi in denaro alle scuole migliori

Presentato il rapporto 2010 sul sistema educativo. Gli esperti lanciano una proposta «meritocratica» per incentivare i docenti a dare il massimo, favorendo gli istituti che hanno risultati migliori


Jacopo Tomasi


TRENTO. Incentivi economici agli istituti nei quali l'apprendimento degli studenti è migliore e quindi un premio ai docenti più bravi. E' questa la proposta lanciata dagli esperti che hanno presentato, ieri mattina, il "Rapporto 2010" sul sistema educativo trentino. Segnali d'apertura da parte dell'assessore all'istruzione, Marta Dalmaso, e dei sindacati, che però pretendono garanzie. Sarebbe una rivoluzione.

Pagare gli insegnanti in base al merito e differenziarne le carriere. Se ne parla da tempo, con sfumature diverse, ma senza entrare nei dettagli. Questa volta, invece, sembrano esserci le basi solide perché si rieca finalmente ad avviare un ragionamento serio ed approfondito. Il punto di partenza è dato dal sistema trentino.

Una scuola che gode di buona salute: dove i tassi di scolarità sono maggiori rispetto al resto d'Italia (anche grazie alla formazione professionale), dove il tasso di scolarizzazione superiore è più alto anche della media dell'Unione Europea, dove è più bassa la percentuale di abbandono, dove le rilevazioni Invalsi e Ocse-Pisa registrano risultati superiori alla media nazionale. Non è secondario, però, che la spesa media per alunno sia superiore a quella del resto d'Italia. Gli insegnanti trentini sono tra i più pagati del Paese (in media 3.000 euro in più l'anno rispetto ai colleghi di altre regioni), così come i dirigenti scolastici (circa 12.000 euro). Nonostante ciò, però, altre realtà dove s'investe meno ottengono comunque risultati simili ai nostri. E' proprio su questo punto che, secondo gli esperti, sarebbe necessario cambiare, innovare. In poche parole, utilizzare meglio le risorse.

Come? Dicendo basta agli incentivi a pioggia, ma applicando un sistema meritocratico. L'idea sarebbe quella di erogare più risorse agli istituti nei quali l'apprendimento degli studenti è migliore. Poi, sarebbe l'istituto a sua volta a premiare gli insegnanti ritenuti più meritevoli, che si ritroverebbero una somma maggiore in busta paga. Una vera e propria opportunità di carriera professionale.

La proposta è stata formulata da Daniele Checchi, preside della facoltà di Scienze politiche dell'Università Statale di Milano. Il problema maggiore è come individuare il miglioramento nell'apprendimento degli studenti. In questo senso potrebbero esserci dei test annuali per gli studenti sulle diverse materie, oltre ad una valutazione di ispettori esterni. "Ad ogni modo - spiega Checchi - è importante che ci siano pochi criteri, ma chiari e trasparenti". Insomma, intanto è stata lanciata la proposta, ora bisognerà ragionare sulle modalità di applicazione, come ha fatto capire anche l'assessore Marta Dalmaso.

"Quello della valutazione - ha detto - è un tema delicato, ma che dobbiamo affrontare. Non credo sia il momento di entrare nei dettagli tecnici, ma si può pensare ad un tavolo di discussione assieme ai sindacati". Sindacati che non chiudono la porta. Anzi. C'è la disponibilità a trattare, anche se si pretendono garanzie e "paletti" sui criteri di valutazione. Un parere positivo l'ha già dato Davide Bassi, rettore dell'ateneo trentino. "Grazie alla delega - ha detto - stiamo provando ad attivare un sistema di incentivi in base al merito, quindi siamo a favore ad un sistema simile anche nella formazione pre-universitaria".

Intanto, per la prima volta, è stato effettuato anche un sondaggio su come viene vista dall'opinione pubblica la scuola trentina. Sono state interpellate 64 scuole, 1.255 genitori, 1.455 docenti, 2.221 studenti, 61 tra dirigenti, personale di staff e Ata, 1.500 cittadini e 400 aziende. Cos'è emerso? Che la scuola viene percepita meglio dall'esterno che dall'interno. Ossia, per l'87% dei cittadini il giudizio sul sistema scolastico provinciale è più che positivo, mentre la pensa così solo il 57% di chi lavora nel sistema formativo. E i docenti trentini, come si sentono rispetto a questi dati per certi versi sorprendenti? La motivazione è più alta rispetto al resto d'Italia, anche se il 26% si definisce"disimpegnato". I motivati sono la maggior parte, il 38,5%. Per loro il lavoro significa molto, ma si lamentano della mancanza di equità tra quanto danno e quel che ricevono. Chiedono finalmente riconoscenza.

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