TRENTO

Il presepe del Santissimo: i vaccini al cospetto di Gesù

L’allestimento in via Santa Croce. I pastori con il volto coperto dalle etichette dei farmaci che prevengono il Covid. «Per ricordare all’umanità che la salvezza viene anche da Dio»


Valentina Leone


TRENTO. Un Natale di speranza e che porti salvezza, che è ciò che tutti si attendono dai mesi a venire. Uscire dalla pandemia, senza esser più costretti alla conta quotidiana dei morti, di chi non ce l’ha fatta. Chi ci salverà? Il vaccino, senz’altro. Le cure mediche. Basteranno? Se lo sono chiesti i volontari dell’associazione Oratorio Santissimo, dell'omonima chiesa di via Santa Croce, e su questo vuole far riflettere il presepe costruito quest’anno ed esposto sul sagrato della chiesa.

Due anni fa cercarono di scuotere le coscienze sul tema dei migranti morti in mare, con un presepe - scialuppa, mentre lo scorso anno avevano rappresentato un richiamo forte sul rapporto tra tecnologia, vulnerabilità ed emarginazione. Per questo Natale, al cospetto di Maria, Giuseppe e Gesù, ci sono invece due pastori dei tempi moderni, un uomo e una donna, i cui volti sono coperti da degli scatoloni con attaccate le etichette delle case farmaceutiche che produrranno i vaccini - Moderna, Pfizer, Astrazeneca - a ricordarci che la salvezza viene anche da Dio, oltre che da un farmaco.

Ecco come lo spiegano gli ideatori, richiamando concetti già espressi dal vescovo Tisi: «Quest'anno un virus dal titolo regale si è imposto sul trono del mondo. Ai suoi piedi sono caduti governi, economie e società. In nome suo sono stati ridefiniti diritti, riti, distanze, consuetudini, relazioni. Il suo morso velenoso ha allontanato generazioni, disgregato comunità, seminato sospetti. La nostra società, che aveva bandito il dolore, cancellato il limite e nascosto la morte, si è svegliata di colpo dal delirio di onnipotenza in cui viveva, svelando all'uomo il buio angosciante della sua fragilità. Per troppo tempo ci siamo illusi di non avere limiti, per troppo tempo ci siamo illusi di rimanere sani in un mondo malato. Mentre oggi un male minaccia i nostri corpi, quanti mali tentano le nostre anime?», si chiedono i volontari dell’associazione.

«La scienza e la medicina ci aiutano a prevenire e ad alleviare le sofferenze del corpo, ma nulla possono riguardo ai mali dell'anima. Combattono alacremente contro il dolore e la morte, ma non ne svelano il senso. Abbiamo pregato e supplicato la scienza di fornirci un vaccino, che presto arriverà, ma basterà questo a salvarci? Purtroppo no, perché - aggiungono dall’associazione - il dolore e la morte c'erano anche prima della pandemia, perché le persone si sentivano sole anche prima del distanziamento sociale, perché prima del coronavirus sui nostri volti indossavamo maschere anziché mascherine. La salvezza non può ridursi a una questione di salute fisica, la salvezza è Dio che viene in mezzo a noi. E il presepe diventa luogo di speranza».













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