«Il Pd sostiene il sì A chi non condivide chiedo prudenza»

Gilmozzi dopo l’outing di Dorigatti: documento in assemblea a settembre. Tonini: «Questa non è una riforma centralista»


di Chiara Bert


TRENTO. «Il Pd trentino si è espresso a sostegno della riforma costituzionale, un minimo di prudenza da parte di chi ricopre cariche istituzionali non guasterebbe». Il segretario Dem Italo Gilmozzi commenta così l’intervista (Trentino di ieri) in cui il presidente del consiglio Bruno Dorigatti ha preso posizione contro la riforma («Un disegno centralista che impoverisce le Regioni, con un Senato che non è né carne né pesce»). Tutto molto distante dai toni accesi del Pd nazionale, dove lo scontro interno tra Renzi e la minoranza in vista del referendum di novembre sta raggiungendo livelli di guardia. Ma l’outing di Dorigatti - le cui perplessità erano per altro note da tempo nel partito - un po’ di scompiglio lo ha creato in un Pd trentino che finora è parso compatto a sostegno del sì, basti pensare che le due mozioni al congresso dello scorso maggio (quella di Italo Gilmozzi e quella di Elisabetta Bozzarelli) erano entrambe schierate per la riforma. Anche perché a nessuno sfugge che la scelta di un big del partito come Dorigatti di venire allo scoperto - pur dichiarando che non farà campagna per il no - potrebbe spingere altri che si sentivano fuori linea a fare altrettanto.

Di sicuro ieri quando ha letto l’intervista di Dorigatti, il segretario Gilmozzi è rimasto contrariato e non lo nasconde: «A fronte di un partito che a larghissima maggioranza si è espresso a sostegno della riforma, mi aspetterei un po’ di prudenza in più. Lo dico con rispetto per le opinioni di tutti e senza polemica. Io penso che quando un partito decidere, la minoranza si adegua. Leggo che anche Roberto Pinter (già vicepresidente della Provincia e presidente del Pd, ndr) ha un giudizio critico sulla riforma, ma lui oggi rappresenta se stesso, la posizione del presidente del consiglio provinciale evidentemente ha un altro peso».

E per andare «oltre le singole prese di posizione, per quanto autorevoli», il segretario annuncia che il 29 agosto il coordinamento provinciale del Pd confermerà il sì al referendum: «E proporrò anche un documento da votare in assemblea, è giusto che su un passaggio così importante ci sia un voto del nostro organo più rappresentativo». Per Gilmozzi occorre spoliticizzare il referendum: «A novembre non si voterà su Renzi, questa è una riforma che nasce per cambiare le istituzioni in modo che sia più facile arrivare a delle decisioni e dare risposte al Paese. La mia impressione è che invece oggi il giudizio sulla riforma si mescoli a un giudizio negativo nei confronti di Renzi come segretario Pd». «Io da quando sono segretario ho incontrato sei-sette dei nostri circoli ed è emersa una condivisione generale. Dopodiché in coordinamento abbiamo deciso che fermo restando che il Pd è per il sì, se in un circolo emerge la richiesta di mettere a confronto le ragioni del sì e del no, va bene farlo».

In diretta su Facebook, dove ha partecipato a un’iniziativa del comitato «Basta un Sì», il senatore Pd Giorgio Tonini, ieri ha indirettamente risposto anche all’obiezione di Dorigatti: «Non è vero che questa è una riforma centralista: riporta allo Stato alcune competenze che oggi sono concorrenti, ma dà alle Regioni più peso politico, portandole in Parlamento, e spazi di competenze aggiuntive riducendo la distanza che oggi c’è tra Regioni ordinarie e speciali». «Lo scopo della riforma è rendere più efficienti le istituzioni riducendo i costi, in questo non c’è nessun populismo».

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