Il parco fluviale del Sarca fra polemiche e delusioni
Molti i cambiamenti apportati al progetto uscito dal percorso partecipato a cominciare dal nome e dal numero di ambientalisti nel Gruppo di lavoro
ARCO. Due film diversi. Decisamente diversi. Il primo è andato in onda ad ottobre 2009 a Palazzo Panni in una sala gremita di gente: iniziava il percorso partecipato per arrivare a progettare il Parco fluviale della Sarca, senza avere già un progetto in testa e con la speranza di contare in un percorso molto innovativo. Il secondo film è andato in onda mercoledì scorso nella stessa sala alla presenza di molti amministratori che per tre ore tre! hanno presentato la bozza dell’accordo di programma sull’attivazione della Rete delle riserve della Sarca, tra un fuoco di fila di interventi polemici degli Amici della Sarca.
Ma cosa è successo in questi quasi tre anni? Innanzitutto ci sono state decine di incontri molto affollati di gente di varie estrazioni che si è confrontata per ore e ore, arrivando a definire, coadiuvati dallo studio Elementi, un progetto di parco fluviale con tanto di priorità e azioni da fare. E tutto gratis! Poi c’è stato un cambio di termini: non più Parco fluviale, che non esiste su nessuna legge provinciale, ma Rete delle riserve: tutti, a partire dal dirigente provinciale Claudio Ferrari, hanno garantito che non è un declassamento, ma siccome le parole in questi casi devono essere percepite immediatamente dalla gente, tra le due definizioni non c’è gara. Parco fluviale si capisce subito. Altra cosa, il cambio delle amministrazioni comunali che ha rallentato e non poco l’iter. Infine il coinvolgimento dei comuni della Valle dei Laghi, cosa per altro sempre chiesta invano dal percorso partecipato e poi “imposta” dalla Provincia.
In mezzo il percorso partecipato che mano a mano che passava il tempo perdeva pezzi, ma non un manipolo di irriducibili riconducibili grosso modo agli Amici della Sarca e ai pescatori, che alla fine chiedevano di poter contare nella gestione della Rete delle riserve. E invece? Invece si è capito chiaramente che il dibattito che c’è stato tra i 9 comuni (Arco, Dro, Riva, Nago Torbole, Calavino, Cavedine, Lasino, Padergnone, Vezzano) e le due Comunità di valle (Alto Garda e Ledro e Valle dei Laghi), ha portato di fatto in qualche modo a “normalizzare” il percorso partecipato recuperandone in contenuti ma non la volontà di essere riconosciuto negli organi, perché, come ha chiaramente affermato il sindaco di Arco Paolo Mattei, la democrazia rappresentativa si basa su gente eletta.In definitiva su 9 componenti del Gruppo di lavoro che sarà la macchina propulsiva della Rete, solo 1 sarà espressione del Laboratorio partecipato (invece dei 3 richiesti), mentre gli altri sono appannaggio del Bim Sarca-Mincio-Garda (che sarà il regista dell’intera rete, dopo che Arco ha passato il testimone), due della Conferenza della rete (sindaci), 3 della Provincia e 2 delle Apt. Questa suddivisione, che calca un po’ troppo la mano sulla questione turistica, ha registrato un clamoroso distinguo nella serata da parte dell’assessore della Comunità Alto Garda e Ledro Alessandro De Guelmi, che ha affermato che nonostante le sue continue perorazioni la scelta è stata un’altra. E si è capito benissimo che le danze erano state impostate in primis da Arco, che era capofila, e da Dro. Insomma non una bella partenza, con il rischio fondato di un silenzioso o rumoroso (dipende dal grado di delusione accumulata) abbandono di un gruppo di appassionati, non certo etichettabili come pericolosi no Tav.
L’assessore Pacher, ha fatto da pompiere assicurando che il nucleo centrale della Rete sarà la questione acqua, perché la Sarca ha dato moltissimo al Trentino intero con la produzione idroelettrica delle sue acque e sul deflusso minimo vitale (Dmv) messo in sicurezza per tutti i corsi d’acqua nel 2009 non si discute, e anzi sarà studiato ad hoc per ogni corso. E poi ha auspicato che tutti siano protagonisti di questo accordo che passerà a breve dai Consigli comunali (ad Arco sarà presentato questa sera) e che mette a disposizione per tre anni quasi due milioni di risorse (1.947.000) tra dirette e indirette.