Il mercato del lavoro torna a tirare: + 7%
Nel 2017 ottomila assunzioni in più. Va meglio per i giovani e le donne. Bene il manifatturiero, male l’agricoltura
TRENTO. Non sarà ancora ripresa piena, non ci sarà ancora l’occupazione che c’era prima della crisi, non ci sarà più la sicurezza che c’era prima e neanche gli stipendi saranno quelli di una volta. Eppure il mercato del lavoro si muove. E non poco.
Lo dicono i dati dell’Agenzia del Lavoro per il 2017 che indicano un aumento delle assunzioni del 7,1% nel periodo da gennaio a novembre. In termini assoluti, c’è stato un incremento di nuovi assunti di 8.190 unità.
Un balzo in avanti che può anche essere considerato ancora troppo timido ma che, alla luce dell’alto tasso di trasformazione da contratti precari a contratti a tempo indeterminato, viene visto come un risultato significativo. Questo tanto più se si vanno a vedere nel dettaglio i dati che indicano, tra le altre cose, un forte aumento delle assunzioni di donne e giovani. Naturalmente, in altre epoche dati come questi sarebbero stati considerati la normalità. Ma bisogna relativizzare e ricordare la situazione degli ultimi 10 anni.
Comunque il sole non splende dappertutto. I dati dell’Agenzia registrano una decisa crescita delle assunzioni soprattutto nel manifatturiero e nei comparti del terziario, mentre in forte calo è la domanda di lavoro in agricoltura a causa delle avverse condizioni atmosferiche.
I segnali positivi riguardano soprattutto due categorie che durante la crisi sono rimaste al palo: le donne, le cui assunzioni sono cresciute di 6.280 unità e i giovani assunzioni, che fanno registrare 5.737 assunzioni in più.
Qualcuno dirà che comunque a crescere sono i contratti meno garantiti. E in parte è vero, ma non del tutto. A crescere sono tutti i tipi di contratto: a tempo determinato e indeterminato, e soprattutto il lavoro interinale. Però, e questo è il segnale positivo, la crescita dei contratti a tempo indeterminato è stata particolarmente forte nel manifatturiero: +187 assunzioni a tempo indeterminato, per una variazione percentuale di un più 26%. A livello generale l'indeterminato cresce del 4,6%.
Nel manifatturiero le assunzioni, considerando tutti i tipi di contratto, registrano un aumento di 2.550 unità (+24%), e questo è uno dei dati più significativi, anche perché in genere indica una crescita del lavoro stabile, di lungo periodo. Cresce, anche se più modestamente l'estrattivo, con più 92 unità, e dopo tanto tempo crescono le costruzioni, con un aumento di 730 assunzioni, anche questo un dato significativo considerato che questo settore è stato uno di quelli che più ha sofferto a causa della crisi.
Nel terziario la crescita rispetto al 2016 è stata a sua volta forte e generalizzata. Tra i comparti si segnalano grazie all’ottima stagione turistica estiva e il buon inizio di quella invernale i pubblici esercizi con un incremento di 7.485 assunzioni. Inoltre abbiamo un più 1.637 assunzioni nel commercio, un più 1.951 unità nei servizi alle imprese e un più 2.358 nei rimanenti comparti del settore. A soffrire invece l'agricoltura, a causa delle condizioni atmosferiche che hanno compromesso la raccolta della frutta in settembre e ottobre: negli 11 mesi in esame le assunzioni sono calate di 8.613 unità (-36%). A crescere di 13.269 unità sono stati i lavoratori italiani. Le assunzioni degli stranieri sono invece calate di oltre 5 mila unità, perché maggiormente legate all'andamento del settore agricolo. Infine, negli undici mesi del 2017 i contratti a tempo indeterminato sono aumentati di quasi il 5%. In crescita anche l'apprendistato e il lavoro somministrato, importante perché specchio dell’attuale fase positiva del mercato del lavoro e dell’economia in generale (è infatti spesso utilizzato per i picchi di produzione). Ed ancora: sono in crescita all’interno delle stesse imprese le trasformazioni dei contratti a termine (o in apprendistato) in lavoro a tempo indeterminato (le 2.515 trasformazioni dei primi undici mesi del 2017 sono quasi 300 in più rispetto a quelle dell’anno prima).