Il mal d’Africa, quella scelta a favore degli ultimi
La storia. Il pediatra Carmelo Fanelli, responsabile per il Trentino dei medici del Cuamm, racconta l’impegno nei Paesi sub-sahariani. La paura verso lo straniero? «All’orizzonte ci sono solo poveri cristi che cercano di sopravvivere a guerre e carestie. Una dimensione che non si può banalizzare»
Trento. Prima i Trentini? No, prima i bambini. Siano essi trentini o africani. Anzi prima le mamme e i bambini soprattutto coloro che popolano le periferie, l’“ultimo miglio” dei diseredati dalla storia, dei Paesi più poveri dell’Africa.
Parola di Carmelo Fanelli, medico pediatra. Da 26 anni , il dottor Fanelli vive e lavora in alta Valsugana. È il responsabile per il Trentino di “Medici con l’Africa Cuamm” (Collegio Universitario Aspiranti Medici Missionari). La sede centrale è a Padova, il direttore generale è un medico cardiologo che fa anche il prete: don Dante Carraro. Nel variegato mondo della solidarietà e dell’impegno nel sud del pianeta Terra, Cuamm rappresenta una delle punte di eccellenza.
Fondata nel 1950 per iniziativa del professor Francesco Canova e sostenuta dal vescovo di Padova, monsignor Bordignon, l’organizzazione ha mobilitato studenti, professori, università e società civile. In settant’anni 1.850 fra medici, paramedici e tecnici si sono occupati della salute delle popolazioni africane dell’area sub-Sahariana, perseguendo come mission principale l’impegno per il diritto alla salute soprattutto delle fasce di popolazione più deboli e povere. Salute come bene non negoziabile e diritto irrinunciabile non come privilegio di pochi. Accanto, ma non sostituendosi, ai medici africani. Si chiamano infatti “medici con l’Africa” e non “Medici per l’Africa”. Sembra una sottigliezza linguistica ma sottende una scelta radicale. Altre organizzazioni mediche internazionali, infatti, mandano in Africa le loro équipe e offrono un servizio “chiavi in mano”. Cuamm si mette a fianco di chi già opera negli ospedali africani ed entra a far parte dei sistemi sanitari di Angola, Etiopia, Mozambico, Repubblica Centrafricana, Sierra Leone, Sud Sudan, Tanzania e Uganda condividendo successi, progressi e fallimenti. Tutto quanto in un’ottica di sviluppo.
Nel Collegio Universitario Aspiranti Medici Missionari di Padova sono stati ospitati 1.100 studenti, 708 italiani, 280 provenienti da Paesi del sud del mondo. I medici di Cuamm hanno prestato servizio in 221 ospedali e sono intervenuti in 41 Paesi, soprattutto in Africa.
Ogni operatore sta “con” l’Africa per una media di 3 anni, ma 526 volontari sono ripartiti una o più volte. È il caso del medico pediatria di Pergine. Fanelli, infatti, ha passato in Africa oltre 4 anni e mezzo nel corso di 17 missioni umanitarie ma lui ci tiene a sottolineare che in Italia e anche in Trentino ci sono medici o volontari che hanno operato per periodi ben più lunghi. È stato in Uganda (ospedale di Angal), Etiopia, Tanzania (a Dodoma, la capitale), Angola e Mozambico. Lui, come i suoi colleghi in servizio, sfrutta le ferie annuali o chiede un periodo di aspettativa. Un tempo era più facile, oggi i numeri risicati della sanità e forse anche la svolta politica consentono con fatica i distacchi umanitari.
Che cos’è il “mal d’Africa” dottor Fanelli? «Mmmhhh…! Ognuno darebbe una propria definizione. Per me è una dimensione interiore, quasi spirituale, che ti fa partecipe dei drammi, delle difficoltà, della grandezza e bellezza di quel continente, delle enormi energie e potenzialità che esprimono gli africani. È una scelta di campo nei confronti di chi sta peggio di noi. Inutile sottolineare che i soggetti più fragili, in questo senso, sono le mamme e i bambini. È a loro che è rivolta la maggior cura da parte dei medici Cuamm anche perché ogni anno, nell’Africa sub-Sahariana, 265 mila donne muoiono di parto e un bambino su tre non raggiunge i 5 anni di vita. Non solo. Il Cuamm s’impegna perché la nutrizione sia un diritto per tutti, interviene contro HIV/AIDS, tubercolosi e malaria, nella gestione delle grandi epidemie, come è accaduto con Ebola nel 2014».
Della sezione trentina del Cuamm fanno parte una ventina di medici, paramedici e circa ottanta soci. Organizzano incontri di informazione e sensibilizzazione sul territorio trentino, condividendo le esperienze sul campo. Si tratta di eventi per rendere partecipe l’opinione pubblica degli interventi in Africa e per autofinanziamento. Inoltre, promuovono conferenze nelle scuole sui problemi nord-sud del mondo. Puntualizza Fanelli: «Il gruppo Medici con l’Africa Cuamm Trentino è nato nel 1993 dall’unione di alcuni medici trentini rientrati dopo aver trascorso un periodo di volontariato in Africa. In venticinque anni almeno una ventina di noi ha trascorso un periodo negli ospedali africani, lavorando gomito a gomito con i medici e il personale locale».
I Trentini sono un popolo solidale, centinaia di famiglie hanno dato braccia, cuore e risorse alle congregazioni religiose missionarie. Una parrocchia su tre delle 454 parrocchie del Trentino ha volontari impegnati nel “gruppo missione” (157). Come si spiegano i 70 mila voti dati a un partito sovranista?
«Il problema è capire quanto sia intenzionale questa scelta, quanto sia razionale, o se per molti non si tratti che di una protesta dettata dalla crisi e dalla paura veicolata da chi grida “al lupo, al lupo”. All’orizzonte non c’è alcun lupo, ma solo dei poveri cristi che cercano di sopravvivere alle guerre, alle carestie, alla corruzione dei loro Paesi d’origine. Ogni persona disposta a rischiare la vita mettendosi su un barcone ha una propria storia; una vita da raccontare; abbandoni di affetti, ricordi, dolori… È una dimensione profondamente umana che non si può banalizzare e che ci deve far riflettere quotidianamente».
Il Cuamm ha sempre avuto nella Provincia Autonoma di Trento un interlocutore attento e generoso. Oggi, il sovranismo delle parole è nei fatti. Un po’ la contrazione del bilancio, molto la volontà di chi tiene i cordoni della borsa, le organizzazioni come la vostra rischiano il “fine corsa”?
«I progetti in corso sono quelli già finanziati dalla precedente amministrazione provinciale. Stiamo portando avanti un progetto triennale in Etiopia presso l’Ospedale di Wolisso per la prevenzione della disabilità e delle patologie croniche: malnutrizione, cure adeguate del neonato, diabete, ipertensione, glaucoma, traumi ortopedici. Sempre in Etiopia, dove è in corso una terribile epidemia di morbillo, si sta realizzando un progetto di sorveglianza epidemiologica delle malattie infettive e trasmissibili. Si tratta di un progetto in partnership con l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), il Cuamm di Padova e Trento, la fondazione Bruno Kessler (FBK), l’Azienda provinciale per i Servizi Sanitari (APSS), Informatici senza Frontiere. In Angola, invece, si è appena concluso un progetto finanziato dalla Provincia Autonoma di Trento con la realizzazione, insieme ad altri partner, di un sistema fotovoltaico per l’autonomia energetica dell’Ospedale di Chiulo, situato in un’area desertica ed arida. Inoltre, grazie a donazioni di sostenitori, è stato possibile costruire un dispensario in Tanzania e uno in Etiopia, nella regione di Gambella dove affluiscono numerosi profughi dal Sud Sudan».
Questo è un periodo di effervescente via–vai dall’Africa di medici Cuamm trentini. Da poco rientrati dall’Angola Carmelo Fanelli , Fabio Battisti, ginecologo, dopo una permanenza di due anni; Cornelia Giovannella , Alberta Valente dalla Repubblica Centrafricana, Giovanni Moser dall’Uganda. Attualmente sono sul campo: Giampaolo Rama in Mozambico; Francesca Bertoldi in Sud Sudan, Fulvio Franceschi in Etiopia. Nel prossimo gennaio partirà un medico neonatologo per il Mozambico. Ma altri medici sono pronti a partire in caso di emergenze sanitarie.
Che cosa spinge Carmelo Fanelli a lasciare la condotta di medico pediatra in Valsugana e partire per l’Africa? «Tutto è cominciato a Bologna, quando ero ancora studente in medicina. Lì ho conosciuto Carlo Spagnolli di Rovereto, il quale mi ha preso e portato con sé in Uganda. Da quella prima esperienza ho avuto la conferma che mi sarei impegnato per l’Africa e da allora è stata come una catena. Per me Spagnolli è stato un maestro nella professione tropicale e nella vita».
Già, il mal d’Africa. Che è tutta un’altra cosa rispetto al malessere che prende coloro i quali temono l’invasione. A proposito: e se la Provincia Autonoma non scucirà più un quattrino, che farete? «Probabilmente i contributi diminuiranno e a quel punto Cuamm troverà altri ‘donors’, ulteriori sponsor e nuove partnership. La solidarietà è più forte dell’egoismo e il Trentino sa essere un popolo solidale, generoso e operoso. Anche in tempi di crisi abbiamo degli obblighi verso i più poveri».
Intanto i Medici “con” l’Africa sono impegnati nel progetto “Prima le mamme e i bambini. Mille di questi giorni”. È il periodo che intercorre tra la gravidanza e lo svezzamento. Entro il 2021, in sette Paesi sub-Sahariani saranno garantiti un parto in sicurezza e una nutrizione sufficiente a 300 mila mamme e bambini. Il listino delle possibili donazioni è presto scritto: 15 euro (il costo di una pizza con birra) per un trasporto in ambulanza; 40 euro per garantire un parto sicuro; 80 euro per i vaccini e i controlli di crescita nella fase dello svezzamento; 150 per curare un bambino con malnutrizione acuta.
Certo, chi teme l’invasione…