L'EMERGENZA

Il grido delle farmacie private: «Abbandonati a noi stessi» 

Lo sfogo. Il presidente di Federfarma Trento Paolo Betti chiede alla Provincia e all’Apss maggiore considerazione: «Poche protezioni e scarso utilizzo della nostra professionalità: possiamo essere utili nella battaglia contro il virus»


Luca Petermaier


TRENTO. Si sentono trascurati, lasciati al fronte a combattere senza “armi” adeguate e soprattutto sottoutilizzati rispetto alle competenze che hanno maturato e che potrebbero mettere in campo a favore dei cittadini.

Sono i titolari delle 125 farmacie (private) trentine che aderiscono a federfarma e che in questi giorni drammatici sono in prima linea in quanto titolari di attività ritenute essenziali dal governo. loro, i farmacisti, non si tirano indietro rispetto alle responsabilità ma chiedono a gran voce più considerazione dalla provincia e anche maggior tutela da parte dell’azienda sanitaria in termini di fornitura di dispositivi di protezione.

«È pur vero - spiega in una lunga e articolata considerazione il presidente di Federfarma Paolo Betti - che la farmacia, come istituzione, negli ultimi anni si è concentrata anche sugli aspetti economici oltre a quelli salutistici allo scopo di salvare l’azienda farmacia, colpita anch’essa dagli sciagurati tagli alla struttura sanitaria. Eppure i farmacisti hanno ben chiaro il significato del simbolo che portano sul camice ed in questo momento drammaticostanno cercando di salvare l’Italia dall’invasione del covid 19. In farmacia infatti trovate professionisti preparati, che stanno lavorando con sacrificio e dedizione».

Eppure la farmacia «si sente abbandonata a se stessa; da un lato è chiamata a erogare un servizio primario a tutela della salute pubblica, come garantire che i cittadini non restino senza medicine, dall’altro però non è supportata da azioni politiche e strutturali concrete; non è tutelata dalle istituzioni che la mettono in prima linea senza proteggerla con strumenti efficaci, neanche per quanto riguarda i dispositivi di protezione per gli operatori che vi ci lavorano. Allo stesso tempo, la farmacia non è sfruttata come risorsa del sistema sanitario nazionale per quello che potrebbe garantire e dispensare in ambito di tutela di salute pubblica».

Federfarma Trento, spiega il presidente Betti, fin dai primi giorni di questa crisi, «si è attivata presso le istituzioni e gli organi competenti, dando la propria disponibilità per collaborare ed aiutare nella risoluzione di questa emergenza. Infatti le farmacie del territorio trentino, oltre a rimanere aperte per erogare un servizio indispensabile, si sono attivate velocemente per provare a concretizzare alcune azioni utili alla comunità ed alla salute della stessa». Quali? «Sono state implementate su tutto il territorio provinciale le consegne a domicilio, sono stati attivati numeri di telefono per richiedere tali consegne. Federfarma Trento inoltre sta lavorando quotidianamente con i vertici dell’Apss, affinché vengano semplificate, in deroga, le norme per la spedizione della ricetta medica, attraverso la sua digitalizzazione. Sempre con l’obiettivo di evitare l’intasamento degli ambulatori medici, di ridurre gli spostamenti e di agevolare il reperimento dei medicinali essenziali, le farmacie trentine si sono rese disponibili a distribuire attraverso la “distribuzione per conto” anche quei farmaci che fino ad oggi vengono distribuiti ai pazienti direttamente dall’Azienda Sanitaria. Anche se le difficoltà logistiche e burocratiche non sono poche, comunichiamo che da lunedì 30 marzo questo servizio verrà attivato».

Dopo avere assistito in questi giorni a quello che viene definito il «teatrino su mascherina si o mascherina no», Federfarma Trento si sta attivando per allestire una campagna di informazione su quali usare, come e quando usarle nel modo corretto, ed anche su come disinfettarle per poterle riutilizzare.

L’Associazione delle farmacie private, infine, sta lavorando in collaborazione con il distributore di zona, Unifarm spa, per l’approvvigionamento delle mascherine, ad oggi ancora contingentate, ed è pronta, appena ne sarà in possesso, a distribuirle alla cittadinanza. «Come farmacisti, ci rendiamo conto che queste azioni sono ben poca cosa rispetto a quanto stanno facendo medici ed infermieri negli ospedali o nelle strutture per anziani, ma mentre loro provano a salvare vite, noi cerchiamo di collaborare e renderci utili al fine che sempre meno persone siano costrette a mettersi nelle loro mani».













Scuola & Ricerca

In primo piano