«Il governo tratti: chiudere lo sci ci farebbe perdere un miliardo» 

La polemica. Scontro tra Regioni e Roma sulla riapertura delle piste prima di Natale. Fugatti: «Incomprensibile lo stop se le cose migliorano» Conte in Tv: «Non possiamo permetterci vacanze sulla neve a Natale. Il protocollo va bene, ma tutto quello che ruota attorno allo sci no»


Ubaldo Cordellini


Trento. Il governo e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte sono orientati a vietare la riapertura delle piste da sci prima di Natale. E subito c’è una alzata di scudi generale da parte delle province autonome e delle regioni oltre che delle categorie interessate, albergatori, maestri di sci, campioni del presente e del passato e impiantisti in testa. Già l’altro ieri palazzo Chigi aveva fatto filtrare una posizione di netta contrarietà alla riapertura a breve delle piste spiegando che le ultime settimane dell’anno non devono diventare quello che è stato Ferragosto, con un liberi tutti psicologico che ha contribuito a riavviare i contagi, e per questo è in corso un’iniziativa a livello europeo per bloccare la stagione sciistica in tutti i paesi dell’Unione. E ieri sera Conte Parlando al programma 8 e mezzo di Lilli Gruber è stato lapidario: « Il periodo natalizio richiede misure ad hoc. Si rischia altrimenti di ripetere il ferragosto e non ce lo possiamo permettere: consentire tutte occasioni di socialità tipiche del periodo natalizio non è possibile. Non possiamo concederci vacanze indiscriminate sulla neve. Anche per gli impianti da sci, il problema del protocollo è un conto ma tutto ciò che ruota attorno alle vacanze sulla neve è incontrollabile. E con Merkel e Macron in Europa stiamo lavorando ad un protocollo comune europeo. Non è possibile consentire vacanze sulla neve, non possiamo permettercelo».

Regioni contrarie allo stop

Ieri alla conferenza Stato-Regioni presente il ministro Francesco Boccia, tutti i territori montani hanno sparato a zero contro questa ipotesi come spiega il presidente trentino Maurizio Fugatti durante il punto quotidiano sull’epidemia: «Tutti: noi, la Lombardia, l’Alto Adige, il Veneto, la Valle d’Aosta, il Friuli hanno detto che lo stop delle piste sarebbe un danno molto pesante per le rispettive economie. Considerando che il turismo vale il 20% del nostro Pil si capiscono le dimensioni del problema. Per noi l’assessore Failoni ha calcolato un danno di un miliardo di euro derivante dalla chiusura durante le feste di Natale e Capodanno. Un danno difficilmente spiegabile alle comunità se non ci fosse un peggioramento delle condizioni sanitarie. Dovrà esserci un confronto con il governo. Le Regioni hanno un protocollo per riaprire in sicurezza e sarà difficile dire di no nel caso i dati dell’epidemia scendano. Del resto, tutte le regioni sono d’accordo e chiudere contro il parere di tutti i territori sarebbe difficile da spiegare se non ci fossero evidenze sanitarie».Già ieri sera, però, il ministro Boccia ha gelato le regioni parlando in televisione: «Le Regioni hanno consegnato delle linee guida sulle quali ci confronteremo quando ci saranno le condizioni per riaprire le piste, oggi non ci sono. Valuteremo nel prossimo Dpcm se ci saranno le condizioni e per fare cosa». Poi, parlando a Barletta in serata ha aggiunto: «Molti italiani non ci saranno già più a Natale. Con 600-700 morti al giorno parlare di cenone è fuori luogo».

Danno di un miliardo di euro

L’assessore al turismo Roberto Failoni, durante la conferenza stampa serale ha spiegato che il protocollo approvato all’unanimità è stato studiato per ridurre i rischi di contagio. Nella versione finale, infatti, non c’è l’aumento dal 50% ai due terzi della capienza di cabinovie, telecabine come era stato chiesto dalla regioni alpine: «La versione finale del protocollo prevede un tetto massimo degli skipass che si possono vendere in un giorno, la capienza massima degli impianti al chiuso ridotta del 50%, l’obbligo di mascherina chirurgica sugli impianti, un metro di distanziamento tra sciatori alle code e impianti chiusi nelle zone rosse. Ora vogliamo fare alcuni ragionamenti con il governo. Tutti gli operatori chiedono chiarezza perché c’è bisogno di tempo per preparare piste e impianti. Facciamo presente che se si dovessero riaprire le piste dopo l’Epifania il Trentino perderebbe un miliardo di euro». E Fugatti ha rincarato la dose: «Il governo deve essere consapevole di cosa vuol dire chiudere lo sci a Natale per un territorio montano. Se la situazione generale dell’epidemia lo permettesse sarebbe difficile spiegare la chiusura alla comunità. È chiaro che se si riapre deve essere fatto in sicurezza. Però non aprire le piste a dicembre sarebbe molto preoccupante. Per questo auspichiamo che ci sia un confronto serio».

Le reazioni

Si sono fatti sentire in molti per chiedere di non chiudere, dagli ex campioni Gustav Thoeni e Alberto Tomba: «Senza lo sci la montagna muore», alla campionessa Federica Brignone. Il collegio nazionale dei maestri di sci ribadisce che lo sci è uno sport sicuro e chiede prudenza prima di decidere la chiusura con così largo anticipo. All’estero, la Svizzera ha già riaperto, mentre la Francia deciderà entro 10 giorni.















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