«Il ghiacciaio? Sparirà entro 50 anni»
L’intervista al geologo Mario Tozzi. Il ricercatore del Cnr stasera torna su Rai3 con la trasmissione “Sapiens, un solo pianeta”, dedicata all’emergenza climatica. «Il Mandrone sull’Adamello è arretrato in modo pauroso, lo stiamo perdendo e questo dovrebbe spaventarci tutti»
Trento. «L’ipotesi degli scienziati è che fra cinquant’anni non lo avremo più». Il geologo Mario Tozzi, primo ricercatore del Cnr e famoso volto televisivo, lancia l’allarme in un’intervista al Trentino, riferendosi al ghiacciaio del Mandrone sull’Adamello.
Non è solo il più importante ghiacciaio d’Italia. Oggi è diventato soprattutto un simbolo per toccare con mano l’effetto dei cambiamenti climatici. Questa sera, dalle 21.45 su Raitre, torna la trasmissione di Tozzi “Sapiens, un solo pianeta”. La prima puntata toccherà appunto anche il Trentino, con l’emergenza climatica che sarà affrontata da quello che secondo il geologo è l’unico punto di vista possibile, «quello scientifico».
Tozzi, come sta il ghiacciaio dell’Adamello?
Siamo andati a visitarlo e lo abbiamo confrontato con le rilevazioni che avevo fatto nel 2003. Erano i tempi in cui conducevo “Gaia”, un’altra trasmissione. Lo avevamo misurato con il comitato glaciologico. Ora abbiamo fatto la stessa cosa.
E cosa avete scoperto?
Che c’è un arretramento pauroso. Il più importante ghiacciaio d’Italia si sta ritirando in maniera davvero significativa. Lo confronteremo con lo Jostedalsbreen in Norvegia, che è il più grande ghiacciaio dell’Europa continentale. Tutti i ghiacciai stanno molto male e così quello dell’Adamello. Bisogna essere chiari: lo stiamo perdendo. Gli esperti gli danno ancora cinquant’anni di vita. È una cosa che dovrebbe spaventarci tutti e voi in Trentino in particolare.
La colpa è dei cambiamenti climatici?
Certo. Non c’è modo di avere la fusione dei ghiacciai se non per colpa del cambiamento climatico. In parte può influire anche un uso distorto della risorsa, ma non ha niente a che fare con quello che sta succedendo in questo caso. Il tema può essere affrontato solo da un punto di vista scientifico. E gli scienziati sono tutti d’accordo: c’è un cambiamento climatico anomalo rispetto al passato e dipende dall’attività dell’uomo. Basta discussioni e basta bufale. C’è chi dice che gli scienziati sono divisi: non è vero. La pensano tutti allo stesso modo, basterebbe leggere le riviste scientifiche. Non ci sono eccezioni.
E proprio il destino dei ghiacciai ci permette di toccare meglio con mano quello che sta succedendo.
Esatto. Sono importanti per questo motivo. Ma non solo, sono la nostra garanzia: più resistono e più capiamo che il cambiamento climatico è lento.
Ha la sensazione che i giovani abbiano una consapevolezza maggiore su questi temi?
Quelli che incontro io sì, mi sembrano mediamente più informati rispetto agli adulti. Il problema è chi pensa che il cambiamento climatico sia una questione politica. Non è così e si sta solo perdendo tempo. Il sole non è mai stato così freddo come negli ultimi anni, eppure le temperature si stanno alzando: la colpa è dei gas che stiamo vomitando nell’atmosfera. In Trentino dovreste sapere che sono a rischio le vostre stagioni invernali, perché non si possono alimentare le piste da sci solo con i cannoni. Ma senza il ghiacciaio c’è anche il rischio che crolli la montagna.
In televisione è aumentato lo spazio per le questioni ambientali?
Direi di no. Sono poche le trasmissioni che si occupano di approfondimento scientifico. Semmai c’è chi fa informazione e denuncia, come Report.
Noi a Trento abbiamo il Muse.
Ed è un museo straordinario. È anche il posto ideale per incontri di carattere culturale e per affrontare le grandi questioni naturalistiche come questa.