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Icef, rischio distorsioni Allo studio i correttivi

I nodi aperti: seconde case, indennità di accompagnamento, servizi domiciliari Viola: «Si rischia di premiare le cicale». La Cgil: «No alibi per tagli al sociale»


di Chiara Bert


TRENTO. Era il 1993 quando la Provincia inseriva nella Finanziaria la previsione dell’Icef, un indicatore della condizione economica del nucleo familiare che pesa sia il reddito che il patrimonio: l’Icef fu applicato inizialmente per l’accesso alle borse di studio. Prima bastava il reddito, ma capitava che qualcuno arrivasse in Mercedes a chiedere i sussidi dell’Opera universitaria, ha ricordato recentemente in aula il consigliere Walter Viola. Trentino apripista, dunque. Ma più di vent’anni dopo, lo strumento mostra i segni dell’età e da più parti si moltiplicano le richieste di procedere ad una «manutenzione».

Lunedì in quarta commissione il tema è stato affrontato a partire dalla petizione sottoscritta lo scorso settembre da un migliaio di cittadini che chiedeva una revisione totale dell’Icef, lamentando uno svantaggio dei trentini rispetto agli stranieri. I commissari si sono espressi con toni diversi e il presidente Giuseppe Detomas (Ual) ha sostenuto che «non bisogna aver paura di cambiare, anche se si tratta di un’operazione complessa». Per l’assessore Luca Zeni vanno salvaguardati gli obiettivi, aiutare le situazioni di fragilità evitando l’assistenzialismo: «Negli ultimi anni - spiega - abbiamo cercato un equilibrio che ha portato ad alzare le franchige su risparmio e patrimonio e il monitoraggio è costante».

I nodi da sciogliere. Le questioni aperte sono tre. La prima, annosa, riguarda la valutazione degli immobili. Se la prima casa nel 99,5% dei casi non è considerata ai fini Icef, il problema riguarda le seconde case. «Negli anni scorsi - ricorda il dirigente dell’Apapi Gianfranco Zoppi - sono state esclusi dalla valutazione i beni sottoposti a sequestro, i terreni edificabili quando il proprietario non possiede un’abitazione di proprietà, le nude proprietà date ad un parente». Il nodo da affrontare riguarda ora come pesare quegli immobili di proprietà che rappresentano un bene difficilmente liquidabile, vuoi per liti tra i proprietari, vuoi per la situazione del mercato immobiliare che rende difficile vendere in tempi rapidi senza svalutare.

Indennità di accompagnamento. La questione seconde case è stata però momentaneamente accantonata perché prima ne andrà risolta un’altra, a seguito di una sentenza del Consiglio di Stato che ha dato ragioni ad alcuni cittadini che hanno fatto ricorso contro l’obbligo (sancito dall’Isee nazionale ma anche dall’Icef trentino) di dichiarare nel reddito Icef l’indennità di accompagnamento.

Lo Stato è stato condannato ma non ha ancora messo mano alla disciplina. La Provincia sta valutando come muoversi a colpi di simulazioni sull’impatto finanziario: la spesa subirebbe un’impennata e comunque - spiega Zoppi - «va considerato che l’Icef è un algoritmo complesso per cui escludere l’indennità di accompagnamento non determinerebbe un beneficio per tutti».

Assistenza domiciliare. Nel giro di qualche settimana saranno pronte le valutazioni sull’applicazione dell’Icef alla compartecipazione alla spesa per i servizi a domicilio per anziani e disabili. La sperimentazione - voluta per introdurre un principio di equità, far pagare il servizio a seconda della condizione economica - ha prodotto un effetto spiazzamento e i sindacati hanno denunciato alti tassi di rinuncia ai servizi da parte di molti anziani. E da diverse forze politiche si sono levate forti critiche e la richiesta di fare marcia indietro.

Lo stop sulle Rsa. A fine 2014 la giunta aveva deciso di introdurre un ticket di un euro al giorno (su base Icef) sulla quota della retta nelle case di riposo, un aumento ridotto che avrebbe dovuto consentire di acquisire i dati sui redditi dei 4600 ospiti delle Rsa per modulare la compartecipazione delle famiglie alla tariffa. Progetto poi sospeso perché di difficile applicazione.

Viola: risparmio penalizzato. Per il consigliere Walter Viola (Progetto Trentino) dopo vent’anni è tempo di mettere mano all’indicatore: «Nessuno mette in dubbio la necessità di considerare anche il patrimonio e non solo il reddito - ammette - il problema è che oggi l'Icef provoca sperequazioni sociali perché pesa in modo uguale situazioni diverse. Ci sono immigrati che con le rimesse incrementano il loro patrimonio nei Paesi di origine e quando poi chiedono il reddito di garanzia o aiuti economici, se hanno qualcosa non ce l'hanno qui e non siamo in grado di andare a verificare nel Paese di origine».

Viola contesta soprattutto il fatto che il patrimonio viene pesato troppo: «Finisce che vengono premiate le cicale e bastonate le formiche. Il risparmio delle famiglie in questo momento è il vero salvadanaio dell'Italia e del Trentino e lo stiamo penalizzando, è come dire a una persona che è meglio che spenda, perché se metti via, quello te lo valuto, ti faccio pagare di più».

Il sindacato. «L’Icef è uno strumento e come ogni indicatore è per definizione imperfetto - osserva Franco Ianeselli, segretario della Cgil - rimane però valido perché considera sia il reddito che il patrimonio. Sta poi alla politica stabilire soglie e franchige, noi vigileremo che l’Icef non diventi l’alibi per ridurre la spesa sociale. Da tempo come sindacati chiediamo l’indicizzazione al tasso di inflazione per gli alloggi Itea e abbiamo ottenuto di aumentare le detrazioni per il lavoro femminile in modo da non creare distorsioni che premiano le famiglie dove le donne non lavorano».













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