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"I segreti per vivere sani più a lungo? Restare magri e tenere allenato il cervello". Parola di prof

Luigi Fontana, docente di medicina e nutrizione, è originario di Riva ed è uno dei massimi esperti di "invecchiamento attivo": "Scompensi come il diabete, gli ictus o alcuni tumori sono il frutto dell’accumulo in anni e anni di uno stile di vita malsano"


Ilaria Puccini


ROVERETO. «Dai tempi in cui la mortalità era causata soprattutto da malattie infettive siamo passati a un'epoca dove gran parte dei reparti ospedalieri sono occupati da pazienti affetti da malattie croniche e degenerative. Questo perché il nostro modello sanitario è rimasto a un approccio reattivo e non preventivo».

Luigi Fontana, professore di medicina e nutrizione originario di Riva del Garda, è direttore scientifico della Charles Perkins Centre Royal Prince Alfred Clinic dell’Università di Sydney ed è uno dei massimi esperti mondiali in invecchiamento attivo. Le sue ricerche, riconosciute a livello internazionale, si concentrano sul ruolo di una sana alimentazione e dell’esercizio fisico nel rallentare i processi d’invecchiamento e nel prevenire molte delle più comuni patologie croniche.

«Oltre alla genetica - afferma - anche i nostri comportamenti sono fondamentali per aumentare le probabilità di vivere una vita sana sia dal punto di vista fisico che mentale». Ed è proprio per illustrare queste buone pratiche che mercoledì è stato invitato per un incontro pubblico a Rovereto.

«Oggi trattiamo il nostro corpo come se ci mettessimo alla guida di un’automobile senza alcun piano di manutenzione, senza sapere come cambiare olio e copertoni - è la sua analogia - allo stesso modo il nostro sistema sanitario segue numerose persone che hanno solo una vaga idea di cosa voglia dire mantenersi sani».

Malattie cardiovascolari, tumori, patologie neurologiche e demenza sono solo alcuni dei malanni in maggior aumento in una società sempre più geriatrica, e che assorbono la gran parte del budget sia farmacologico sia in termini di ospedalizzazioni: «Oggi il comparto sanitario pesa dal 60% al 90% nel bilancio delle regioni italiane - afferma Fontana - e in Australia è stato calcolato che nel 2050 le risorse richieste saranno pari all'intero budget dello stato più ricco, il New South Wales».

Spese necessarie, ma che potrebbero essere in gran parte risparmiate se si lavorasse per prevenire l’insorgere delle malattie croniche sin dai primi anni di sviluppo della persona, afferma Fontana, tramite l’insegnamento di una corretta alimentazione o dei modi giusti per praticare attività fisica: «Scompensi come il diabete, gli ictus o alcuni tumori sono il frutto dell’accumulo in anni e anni di uno stile di vita malsano, quando grazie alla scienza oggi sono sempre più prevedibili. Per le malattie cardiovascolari l’Oms ha stimato l’80% di prevedibilità, per i tumori il 40%».

Nei paesi anglofoni la chiamano health literacy, una vera e propria alfabetizzazione alla salute. «Il problema è come trasformare le conoscenze sulla prevenzione in interventi pratici, servirebbe una regia provinciale o statale in cui si inizino a insegnare questi concetti a scuola, allo stesso modo in cui si imparano l’italiano o la matematica» spiega Fontana. Un apprendimento graduale, improntato sia sulla tecnica che sulla pratica, così da rendere questi concetti nostri ed evitare che diventino dogmi da mettere in atto senza capirne il motivo. «E poi iniziative sul territorio - prosegue il medico nutrizionista - il Trentino specie sull’Alto Garda fortunatamente ha creato infrastrutture e attività che facilitano le persone a fare sport, come piste ciclabili, percorsi di trekking o canottaggio, ma non ovunque è così. In America ad esempio non c'è alcuna sensibilità, perché il loro è un modello basato sulla malattia, in un sistema basato sulla sanità privata ridurre del 20% le malattie delle persone significa ridurre del 20% i profitti degli ospedali che elargiscono quelle cure solo a pagamento. Noi abbiamo un sistema pubblico, ma perché sia sostenibile necessita di questa “infrastruttura”cognitiva. Altrimenti chi è ricco e ha i soldi usufruirà della sanità privata mentre per chi è povero saranno guai. I costi stanno esplodendo e in certe regioni abbiamo già dal 40% al 50% di bambini obesi, chiediamoci cosa questo significherà tra qualche decennio» avverte Fontana.

Ma come vivere in salute la terza età? «Il cardine è mantenersi magri - spiega Fontana - lo possiamo fare con una dieta che sia ricca di nutrienti, con meno carne e più frutta e verdura, insieme a una quantità adeguata di attività fisica per preservare la massa muscolare. Ma l’allenamento deve essere anche cognitivo, perché il cervello è come un muscolo, dunque corre il rischio di atrofizzarsi. Il suo funzionamento si basa su reti sinapsiche che nel tempo si consolidano, in positivo o in negativo. Per questo dedicarsi ad attività di crescita interiore e gioiose, o a rapporti con le persone di tipo compassionevole, è importante anche per la nostra salute».

Ma l’accesso al cibo sano non rischia di essere riservato solo a poche persone, chiediamo: «In sanità ogni anno spendiamo miliardi - risponde Fontana - se solo il 10% di quel budget si investisse in incentivi come l’abbassamento delle tasse sui cibi più sani potremmo già imprimere una svolta. Se oggi anche in Italia è costoso, è per precise scelte politiche. È una questione di priorità».

 













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