Gli universitari: «Ci sentiamo segregati»

Dura la posizione contro la cancellata davanti all’Accademia. Buratti (baristi): «Non servirà contro gli schiamazzi»



TRENTO. La cancellata tra vicolo Colico e piazzetta Lainez divide. E non solo fisicamente ma anche le opinioni della gente. E se per Giorgio Buratti, presidente dell’associazione pubblici esercizi, risolve solo il problema dell’invasione fisica in uno spazio privato, per Greta Chinellato rappresentante degli studenti nel Senato accademico, è una barriera che diventa un simbolo della segregazione vissuta in città dagli universitari, in special modo dai fuori sede. Il punto di partenza è la cancellata che i residenti di piazzetta Lainez hanno fatto erigere a loro spese sul muretto che divideva la loro proprietà (privata) dalla strada che passa davanti all’Accademia e ad altri locale. Una decisione presa perché stanchi di chi usava il loro spazio per urinare, vomitare e spacciare. «Se quello era il loro problema - spiega Buratti - hanno fatto bene e forse hanno trovato la soluzione. Ma se i problemi sono legati agli schiamazzi, allora quella cancellata non servirà a nulla». E qui il ragionamento di amplia. «In città le cose funzionano come nei condomini: ci sono delle regole e i problemi iniziano quando non vengono rispettate o quando c’è un amministratore che non è in grado di farle rispettare. E questo è il caso dell’amministrazione comunale di Trento. Se succede qualcosa all’esterno dei locali pubblici è sempre colpa dei baristi ma le cose non sono così semplici. A volte è possibile ma nella maggior parte delle volte le strade davanti ai locali sono dei luoghi di aggregazione e se le persone fanno schiamazzi o urinano sui muri, non può essere colpa dei baristi. Invece la risposta del Comune è sempre la stessa: ridurre l’orario d’apertura. Secondo me chi non rispetta le regole va sanzionate e quindi se c’è chi disturba il sonno delle persone o fa dei danneggiamenti, è lui che deve essere multato non il barista». E conclude il suo pensione con un paragone. «Poco tempo fa sono stato in piazza Bra a Verona ed è un gioiellino mentre 7-8 anni fa la situazione era molto diversa. Cos’è cambiato? Il controllo».

Greta Chinellato osserva la situazione, invece, dal punto di vista degli universitari. «Ritengo - spiega - che bisogna trovare il modo per convivere in maniera civile ma non si può pretendere che gli universitari - specialmente i fuori sede - non abbiano spazi di aggregazione. I problemi, se di problemi si può parlare, poi sono ridotti ad un paio di giorni alla settimana che si potrebbero anche sopportare visto che comunque gli universitari portano ricchezza in città. La sensazione è noi siao relegati in alcune parti della città, quasi segregati e la mancanza degli spazi è molto sentita. Qui a mezzanotte è tutto spento e non va bene. Gli universitari, comunque, non sono stupidi, capiscono anche le esigenze degli altri ma chiedono di essere considerati, che siano valutate e analizzate anche le loro esigenze». E nel campo delle proposte, eccone una fresca fresca. «Mi viene in mente ora mentre parliamo - conclude Chinellato - ma ci potrebbero essere degli spazi autogestiti e perché no magari le università aperte anche la sera per creare eventi e socializzare». (m.d.)

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