Giubileo alla Bonomelli Bressan: «Accogliere»
Il vescovo ha aperto la porta della carità al centro che ospita i senza dimora «Questo è un luogo di inclusione, uno dei significati della misericordia»
TRENTO. «Dio non è un solitario e vuole che tutti noi diventiamo una comunità». Con queste parole ieri sera il vescovo di Trento Luigi Bressan ha inaugurato il giubileo aprendo la porta della Misericordia all'Opera Bonomelli dopo che nel pomeriggio a Sanzeno aveva aperto quella Giubilare. È la prima volta che un giubileo non è iniziato in Duomo, ma la diversa strada l'aveva indicata lo stesso Papa Francesco proclamandolo in Centroafrica e dando così un''indicazione precisa di come questo Giubileo dovrà essere diverso da tutti gli altri. «L'emozione di un momento che segna la storia della chiesa», lo ha definito Bressan. Perché la scelta dell'Opera Bonomelli? «Prima di tutto perché Bonomelli è stato un vescovo che a Cremona nell'Ottocento ha dovuto affrontare un'emergenza simile all'attuale. Prima lo ha fatto in modo chiuso, poi si è aperto alla nuova realtà. Poi perché per Trento la Bonomelli rappresenta un punto d'accoglienza, ma anche di inclusione che è uno dei significati della Misericordia».
All'ingresso un gruppo vocale e strumentale composto da operatori, volontari e ospiti ha intonato i canti che hanno poi contraddistinto tutta la cerimonia. Dopo una breve preghiera il vescovo si è avvicinato alla porta della Casa d'accoglienza, ha bussato e poi aperto accogliendo uno ad uno tutti i presenti che si sono ritrovati in una sala della struttura. I primi arrivati hanno intonato la preghiera Salve Regina, accogliendo così tutti quelli che sono entrati dopo. Il racconto di Giuseppe, 35 difficili anni ormai alle spalle dei quali tre mesi li ha trascorsi alla Bonomelli, è stato molto significativo: «A causa di vicissitudini famigliari molto pesanti avevo preso una brutta strada. Una mattina un operatore mi ha detto che era ora di cambiare vita, ma dipendeva solo da me. Ho accettato, sono andato lontano da Trento e sono tornato del tutto cambiato. Oggi sono sposato, ho un lavoro: questo vuol dire che da qui si può ripartire». Poi il vescovo Bressan ha rimarcato come sia importante l'accoglienza, ma come lo sia ancora di più l'integrazione e come l'anno giubilare ci deve portare ad uno sguardo più ampio della realtà che ci circonda. «Senza dimenticare che accanto alla Porta della Misericordia c'è quella della Carità. Per questo non bisogna guardare solo ai rifugiati, ma anche ai disabili, ai carcerati e alle persone in difficoltà».
(d.p.)