Fisco, in Trentino recuperati65 milioni agli evasori
L'Agenzia delle entrate ha effettuato tremila verifiche sui contribuenti incrociando le denunce dei redditi
TRENTO. Aumentano i trentini che fanno i furbi con il fisco, ma crescono anche le somme recuperate dall’Agenzia delle entrate. Nei primi dieci mesi del 2009 sono stati incassati 65 milioni di euro contro i 55 milioni dello stesso periodo del 2008. Un incremento del 18 per cento.
Buste di un colore verde slavato, grandi quasi come un lenzuolo. Già a leggere il mittente, ti viene dentro una leggera inquietudine: Agenzia delle entrate. Nelle ultime settimane dell’anno ormai passato hanno invaso gli uffici postali del Trentino. Pile di plichi verdini che sono stati consegnati a contribuenti distratti o furbi. Si tratta degli avvisi di accertamento. Quando arrivano, vuol dire che l’Agenzia ha trovato qualcosa che non va nella dichiarazione dei redditi. Da gennaio a fine ottobre ne sono stati inviati 3 mila e l’Agenzia ha incassato 65 milioni di euro tra somme non pagate al fisco, sanzioni e interessi. Nello stesso periodo del 2008 erano stati recuperati 55 milioni. L’incremento è stato notevole: il 18 per cento. Mentre le verifiche sono state solo il 5 per cento in più. Segno che i controlli sono stati più mirati e capillari. Lo si capisce anche dal fatto che in tutto il 2008 erano stati incassati 63 milioni.
Gli accertamenti fiscali sono relativi agli anni 2003 e 2004. Le cartelle dell’Agenzia delle entrate stanno ancora arrivando nelle case dei trentini. Per essere sicuri, in caso di mancato recapito, inviano anche un doppio avviso di deposito presso l’ufficio postale più vicino. All’Agenzia delle entrate spiegano che gli accertamenti riguardano vari tipi di infrazione. Dietro c’è un’attività di ricostruzione dei redditi non dichiarati o dichiarati parzialmente. I metodi seguiti per questo genere di accertamento sono diversi.
Per quanto riguarda i liberi professionisti, si usano strumenti di carattere induttivo. A livello nazionale vengono incrociati i dati delle dichiarazioni dei redditi con quelli del pubblico registro automobilistico, del registro nautico o del registro areonautico. Lo scopo è quello di verificare la congruità dei redditi dichiarati con la capacità di spesa. In altre parole, si va a controllare chi possiede beni di lusso e si verifica come possa permetterseli. In questo caso, l’Agenzia delle entrate chiede al contribuente di giustificare la propria capacità di spesa. Se la persona riesce a dimostrare di aver ricevuto un’eredità o di aver venduto dei beni, la passa liscia. Se, invece, rimane una contraddizione tra quanto spende e quanto dichiara, iniziano i guai. In questo caso, il reddito viene dedotto sulla base dei beni posseduti e si instaura un contenzioso tributario.
Ma questo è solo uno dei metodi seguiti dagli 007 del fisco. Per le persone comuni, quelle che presentano il modello 730, si incrociano le loro dichiarazioni con quelle dei sostituti di imposta. In altre parole, le imprese mettono in detrazione le somme pagate ai collaboratori occasionali e questi sono tenuti a pagare le imposte, altrimenti vengono scoperti attraverso l’incrocio dei dati. Succede nel caso di collaborazioni saltuarie prestate da persone che hanno già un lavoro. Succede anche nel caso di giovani che si danno da fare con lavoretti estivi. In questi casi, si deve sempre presentare il modello 730. All’Agenzia delle entrate spiegano che la tolleranza è nell’ordine di qualche decina di euro. Le tasse vanno pagate anche sulle borse di studio. Gli accertamenti, poi, scattano anche nel caso di detrazioni sostanziose. L’Agenzia mira a verificarne la consistenza e la legittimità.