Famiglia sfrattata, Itea e Comune gelano le speranze
Ghirardini: «Se potessi li lascerei in casa, ma non decido io» Franzoia: «Sono le regole, ma si rivolgano ai servizi sociali»
TRENTO. «Se potessi farlo, li lascerei in quella casa, ma non posso, non spettano all’Itea queste decisioni». Il presidente dell’istituto trentino dell’edilizia abitativa, Salvatore Ghirardini, si smarca dallo sfratto della famiglia tunisina che dovrà abbandonare la loro casa nella Torre 2 di Madonna Bianca. E lo fa in base alle norme. «Noi gestiamo gli appartamenti - spiega - questo è il nostro ruolo». E per far comprendere meglio la situazione, ripercorre quanto successo. Il punto di partenza è fissato ad ormai 9 anni fa quando ad Itea arriva la richiesta di trovare una soluzione per un’emergenza abitativa: serviva una casa per la famiglia Saadaoui. A fare la domanda, i servizi sociali del Comune di Trento. La soluzione viene trovata nell’alloggio alla Torre 2. Dova la famiglia tunisina si trova bene e si inserisce ancor meglio. A testimoniarlo il fatto che ora si sono mobilitati tutti i condomini per farli restare lì. Si va avanti di proroga in proroga. «Il loro contratto d’affitto - spiega ancora Ghirardini - è temporaneo, per tamponare un’emergenza. Nel frattempo, seguiti, dovevano trovare un’altra soluzione». Nella graduatoria per avere una alloggio pubblico la famiglia c’è ma davanti ha 200 persone. Facciamo un salto in avanti e arriviamo al marzo dello scorso anno. «A quel punto i termini sono scaduti - spiega ancora il presidente Itea - e noi mandiamo una lettera alla famiglia spiegando che sarebbero stati sfrattati e una al Comune chiedendo se ci fossero ancora le necessità per prorogare il contratto. Nessun documento ci è arrivato in questo senso e quindi abbiamo dovuto iniziare le procedure per lo sfratto. Purtroppo non è l’unico nucleo famigliare in queste condizioni: negli ultimi giorni ne abbiamo eseguiti almeno altri tre». L’assessora Maria Chiara Franzoia non dà molte speranze alla famiglia. «Li invito lunedì a rivolgersi ai servizi sociali - spiega - ma le regole sono queste». Quindi allo stato e in base alle norme, non si può fare nulla per Moheddine, la moglie Nora e i loro due bambini. Ai quali resta, ed è impagabile, la solidarietà dei 42 vicini di casa che si stanno mobilitando per loro.
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