IL CRAC

Fallimento Thomas Cook, buco milionario in Trentino 

Sono molti gli albergatori trentini che hanno ospitato i clienti del gigante del turismo nell’ultimo mese e non saranno pagati. C’è chi ci perde anche 200 mila euro, ma il danno è diffuso



TRENTO. È fallita d’un botto. Un po’ per le incertezze della Brexit, un po’ per il debito eccessivo. È fallita e ha lasciato 21 mila lavoratori casa, oltre che almeno 600 mila turisti in giro per il mondo senza un volo di ritorno a casa. Thomas Cook era il gigante mondiale del turismo e il suo tonfo ha prodotto un vero e proprio tsunami che ha travolto interi comparti, come il settore alberghero turco per aiutare il quale il governo di Erdogan sta studiando un sistema di sgravi fiscali. L’onda dello tsunami è arrivata anche in Italia dove Federalberghi stima un danno di almeno 300 milioni di euro. E la stima rischia di allargarsi perché appena due giorni fa hanno fatto richiesta di insolvenza anche Thomas Cook Germania e Thomas Cook Austria.

Proprio questei sviluppi hanno messo nei guai decine e decine di albergatori trentini. Infatti sia Thomas Cook che le sue controllate, tra le quali la tedesca Neckermann, sono molto attive in Trentino. E come spiega il vicepresidente dell’associazione albergatori Renzo Bassetti , in questi giorni in molti hanno chiamato all’Asat per chiedere consigli su cosa fare: «È interessato tutto il Trentino. Ad esempio questa mattina mi hanno chiamato due albergatori della val di Sole che non sapevano cosa fare, ma colpito è un po’ tutto il territorio provinciale, dal Garda alle Dolomiti. Molti alberghi lavoravano sia con Thomas Cook, che portava gli inglesi, che con Neckermann, che invece portava soprattutto i tedeschi, che mandava soprattutto i clienti tedeschi. Quindi le perdite possono essere notevoli. Noi come associazione consigliamo gli albergatori di farsi pagare direttamenet dal cliente, ma capisco che è complicato. Perché i clienti hanno già versato alla Thomas Cook o alla Neckermann e certo non vogliono pagare di nuovo. E noi albergatori non è che possiamo trattenere i clienti o tenerci le valigie. Penso che ci saranno delle azioni collettive, ma solo una volta che sarà tutto chiarito». Anche il presidente dell’associazione Gianni Battaiola è preoccupato: «So di molte strutture che si sono viste sfumare le prenotazioni di settembre e ottobre. È grave».

Il problema che la Thomas Cook, come tutti i grandi tour operator, paga 30 giorni dopo il soggiorno. Questo vuol dire che gli ultimi pagamenti risalgono a fine luglio, Quindi gli albergatori hanno ospitato i clienti del gigante fallito, ma senza incassare il dovuto per il mese di agosto e anche per settembre. C’è chi, soprattutto sul lago di Garda, ci ha rimesso anche 200 mila euro, come è capitato a una struttura sul lago. Un albergatore trentino racconta: «Io avevo due famiglie tedesche che sono rimaste una settimana. Poco prima della fine del soggiorno c’è stato il fallimento e non potevo certo cacciarli. In Tunisia non hanno fatto ripartire i clienti fino a che non pagavano, ma è un reato e qui da noi non si può fare».

Una prima valutazione a spanne per tutto il Trentino parla di un danno di almeno 2 o 3 milioni di euro. Questo considerando anche le future prenotazioni sfumate. I clienti, infatti, hanno già pagato, ma non potranno certo arrivare per il soggiorno, a meno che non mettano mano al portafoglio di nuovo. Una brutta botta soprattutto per le aziende familiari che si reggono sul filo, con il flusso di cassa che serve a pagare i fornitori e i mutui in banca.













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