«Era il sogno di una vita Pronto a ricominciare»
Paolo Perlot, titolare della costruzione devastata dal rogo è provato,non vinto «Ho sempre agito correttamente, mai usato scorciatoie. Un gesto inspiegabile»
TRENTO. «È un gesto che non mi so spiegare». Paolo Perlot, proprietario dell’agriturismo di Fai distrutto dalle fiamme la scorsa notte per mano dolosa, ha il dolore nel cuore ma la forza nelle parole. «Non sono uomo che ha particolari affari o interessi. Oltre vent’anni fa ero assessore, fui anche minacciato per certe mie posizioni. Eravamo una giunta giovane che sovvertiva, diciamo così, vecchi equilibri. Ci battemmo contro una mega circonvallazione. Ma erano altri tempi, una storia antica». Quando ancora non sapeva che l’incendio del suo agriturismo era di origine dolosa, Perlot spiegava che l’ipotesi non si poteva escludere. Dentro l’agriturismo in fase di costruzione, infatti, non c’era nulla. Non c’era nemmeno l’impianto elettrico. «Meno di un mese e i lavori all’esterno sarebbero stati terminati. Mancava la rasatura del legno. All’interno, in questi giorni, sarebbero dovuti arrivare i cartongessisti e gli impiantisti». Parliamo di una struttura, ai Dossi, che occupa una pianta di circa 250 metri quadri. «Doveva diventare agriturismo bio e fattoria didattica. Una costruzione tecnologicamente avanzata, dal punto di vista del risparmio energetico e delle energie rinnovabili. Un’opera di ingegneria naturalistica, con 22 posti letto, il laboratorio, l’orto bio sul retro. Un progetto di vita, per la divulgazione dei temi ambientali». Sessantatre anni il 28 aprile, Paolo Perlot è un insegnate, come la moglie. Hanno tre figlie. Laureato in scienze agrarie, svolgeva perizie per il tribunale e per i privati, sia nel settore dell’agraria che dell’estimo. La passione per il bio nacque nel 2000. Dalla cattedra alla terra, la missione era sempre la stessa: insegnare. «Un sogno di vita. Sono partito da zero. Ho fatto ogni cosa sempre secondo le regole, burocrazia, autorizzazioni. Una volta ultimato, il progetto sarebbe costato oltre 800 mila euro. Non mai amato le scorciatoie. L’educazione che mia madre mi ha trasmesso mi impone comportamenti etici, una certa dirittura morale. E’ stato un duro colpo, ma mi rialzerò». I fatti della scorsa notte hanno messo in ginocchio la famiglia. Ma loro, i Perlot, non sono soli. La cifra dell’uomo, che con orgoglio racconta di una educazione familiare fatta di valori profondi, viene riconosciuta anche dalla comunità di Fai. Pronti a dare una mano, i compaesani. Lui, Perlot, dopo anni di insegnamento, ad un certo punto ha deciso che quella sua passione, la passione per la terra, poteva diventare un capitolo importante nella sua vita. Per questo accanto all’agriturismo bio pensava ad un laboratorio di prodotti, ad una fattoria didattica, ad uno stile di vita che poteva essere divulgato. Tutto questo a partire dalle fondamenta di una “casa” che avrebbe dovuto dialogare con l’ambiente e farne parte. (f.q)