Doveva 6 milioni al Fisco: Rangoni viene assolto
La commissione tributaria di secondo grado ha annullato la condanna dell’imprenditore (morto lo scorso anno): non ci fu esterovestizione
TRENTO. Illegittimi gli avvisi di accertamento spediti dall'Agenzia delle Entrate di Trento (per violazione delle imposte Ires e Irap relativi agli anni tra il 2002 e il 2009) è destinati ad Armando Rangoni - deceduto lo scorso anno - e ad una sua società, la finanziaria Erre Tre. Così ha deciso la commissione tributaria di secondo grado che ha accolto il ricorso presentato contro la decisione della commissione di primo grado. Che aveva condannato il noto imprenditore trentino a pagare oltre 6 milioni di euro. Una «mazzata» dovuta al fatto che la società sarebbe stata esterovestita, ovvero aveva la sede fiscale in Lussemburgo, mentre di fatto avrebbe avuto sede in Italia e, quindi, avrebbe dovuto pagare le tasse qui.
Tutto è partito da una verifica della Guardia di Finanza di Trento, nel 2011. Rangoni e la Erre Tre avevano impugnato gli avvisi di accertamento sia nel merito sia sostenendo che ormai era intervenuta la prescrizione. Rangoni, inoltre, aveva fatto presente che nell'inchiesta penale, relativa agli anni tra il 2005 e il 2009, la sua posizione era stata archiviata dal gip di Trento già nel febbraio 2013. La Erre Tre, infine, si difendeva sostenendo di essere una società di diritto lussemburghese e che, quindi, spettava all'Agenzia delle Entrate provare che operava di fatto in Italia. Ricorso accolto da secondo grado.
Nella sentenza i giudici motivano la loro decisione spiegando come «gli elementi addotti dall’Agenzia delle Entrate non sono tali da apprezzare la sua conclusione circa la costruzione puramente artificiosa della Erre Tre all’estero». Riprendendo così anche le conclusioni del giudice penale che si era espresso «nel senso della carenza degli elementi probatori militanti in favore di un’esterovestizione».