Dna, scoperto l'intero genoma della melasi aprono nuovi scenari per la produzione
Il risultato di portata mondiale. Si potranno ottenere nuove varietà e ottenere piante che si autodifendono dalle malattie e dagli insetti, ma anche frutti più salubri e gustosi. Oggi la presentazione ufficiale della ricerca della Fondazione Edmund Mach-Istituto Agrario di San Michele all'Adige
TRENTO. Dopo la decodifica del genoma della vite, la Fondazione Edmund Mach-Istituto Agrario di San Michele all'Adige ha conseguito un altro importante risultato. I ricercatori del Centro ricerca e innovazione hanno scoperto l'intera sequenza del genoma del melo, per l'esattezza della varietà Golden Delicious. I risultati del progetto, durato due anni e finanziato dalla Provincia autonoma di Trento, sono riportati in un articolo scientifico firmato da 85 autori pubblicato on line, ieri, alle ore 19 (ore 13 New York) su Nature Genetics, prestigiosa rivista scientifica che all'importante risultato di portata mondiale dedicherà anche la copertina della versione cartacea di ottobre.
L'articolo sarà presentato ufficialmente, oggi in conferenza stampa, al Palazzo della Provincia di Trento, alle ore 16, presso la sala stampa. Interverranno il presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai, il presidente della Fondazione Mach, Francesco Salamini, il vicepresidente Gabriele Calliari, il direttore generale, Alessandro Dini, il responsabile del Centro ricerca e innovazione, Roberto Viola, il coordinatore del progetto, Riccardo Velasco, e il presidente di Apot, Ennio Magnani.
Si è arrivati a questo risultato dopo un importante lavoro. Nel corso del 2007 e 2008 sono state prodotte le sequenze del Dna di melo (circa 13 miliardi di nucleotidi sequenziati) e nel 2009 i ricercatori hanno effettuato l'assemblaggio e la ricostruzione del contenuto ordinato dei geni dei 17 cromosomi del melo. Le sequenze coprono 17 volte il genoma del melo con oltre l'82% del genoma assemblato nei cromosomi ed oltre il 92% dei geni ancorati ad una precisa posizione dei cromosomi. Il progetto è stato coordinato dal Centro Ricerca e Innovazione di San Michele e realizzato in collaborazione con altre istituzioni internazionali di rilievo.
Il sequenziamento del genoma del melo ha consentito di fare nuove scoperte e aumentare il grado di conoscenza sulla pianta del melo e sulla sua storia. Ma soprattutto può avere importanti ricadute. Il risultato, infatti, è di portata mondiale. Si potranno ottenere in tempi rapidi nuove varietà di melo, accelerando i tempi del miglioramento genetico convenzionale e ottenendo piante che si autodifendono dalle malattie e dagli insetti e in grado di produrre frutti più salubri e gustosi. L'obiettivo è costituire varietà di mele che riducano gli interventi agrotecnici, realizzando così una frutticoltura più sostenibile: un filone di ricerca che l'Istituto Agrario di San Michele all'Adige persegue da alcuni anni. Il sequenziamento del genoma del melo amplifica di almeno mille volte le nostre conoscenze relativamente a questa importante pianta agraria, in particolare le sue proprietà nutrizionali, l'impatto ambientale, l'esplorazione della biodiversità, gli studi filogenetici ed evolutivi.
La scoperta, insomma, è importante anche perché la produzione di mele in provincia di Trento, interessa una superficie di circa diecimila ettari e ammonta a circa 450 mila tonnellate (2009), rappresentando il 21 per cento del mercato nazionale.
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