“Diavolina” e zampironi usati come inneschi 

TRENTO. Bottiglie di plastica con applicati cubetti di diavolina compattati con alcuni fiammiferi a loro volta collegati con degli zampironi utilizzati come innesco, per la lentezza con cui si...



TRENTO. Bottiglie di plastica con applicati cubetti di diavolina compattati con alcuni fiammiferi a loro volta collegati con degli zampironi utilizzati come innesco, per la lentezza con cui si consumano, consentendo agli attentatori di allontanarsi. Ecco come sono strutturate le 9 bottiglie incendiarie trovate sotto le altrettante auto (destinate alla rottamazione) della polizia

municipale, parcheggiate nel deposito comunale di via Maccani, accanto alla sede della polizia locale. Per confezionare questo tipo di ordigni, decisamente “casalinghi”, non serve una particolare perizia: su internet si trovano le istruzioni e i componenti sono di facile reperimento, il che rende particolarmente difficile agli investigatori risalire ai responsabili. Un aiuto potrebbe arrivare dall’esame del liquido contenuto nelle bottiglie che verrà effettuato dal Ris di Parma. Le risposte che si attendono gli investigatori dei carabinieri, affiancati dalla Digos, sono se si tratti effettivamente di un liquido infiammabile e quale sia la sua composizione chimica.

È in corso, intanto, il reperimento delle registrazioni dei filmati realizzati dalle telecamere della zona (sembra che nel cantiere non ve ne siano) anche se si suppone che gli attentatori avessero il volto coperto. Difficile che le celle telefoniche possano dare un contributo: chi compie queste azioni i telefonini li lascia a casa.













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