Dai ricercatori trentini  scoperta per curare la Sma 

La malattia genetica colpisce un bambino ogni 6 mila nati. Un gruppo del Cibio ha dimostrato la connessione tra l’atrofia muscolare e la sintesi delle proteine


di Maddalena Di Tolla Deflorian


TRENTO. La ricerca di base trentina ha fatto una scoperta molto importante. Al Cibio di Rovereto un gruppo di una decina di studenti eccellenti, fra cui Paola Bernabò e Toma Tebaldi, coordinati dalla ricercatrice Gabriella Viero e dal professor Alessandro Quattrone, ha infatti dimostrato per la prima volta una chiara connessione fra un processo fondamentale per le cellule, la sintesi delle proteine, e il meccanismo attraverso il quale insorge e progredisce la «Sma», la temibile atrofia muscolare spinale, una malattia genetica. La malattia colpisce un bimbo sotto i due anni ogni seimila nati, ne blocca in pratica i muscoli e purtroppo è attualmente ancora letale.

Ieri mattina questo risultato fondamentale per la scienza e la salute di moltissimi bimbi è stato presentato in Provincia dal professor Alessandro Quattrone del Cibio, dalla collega Gabriella Viero e dall’assessora provinciale alla Ricerca e Università Sara Ferrari.

«Questa scoperta – hanno spiegato gli scienziati - potrebbe permettere di comprendere meglio l’unica recentissima terapia ad oggi esistente per curare la malattia, che è stata approvata dalla FDA (Food and Drug Administration, ovvero Agenzia per gli Alimenti e i Medicinali, l’ente governativo statunitense che fra l’altro regolamenta l’immissione sul mercato di nuovi farmaci) a dicembre del 2016».

L’esito della ricerca è stato pubblicato con un articolo sulla prestigiosa rivista Cell Reports, ed è il risultato della collaborazione locale dell'istituto di Biofisica del Cnr (la cui investigatrice principale è appunto Gabriella Viero) e di Cibio UniTrento (il cui investigatore principale è Alessandro Quattrone), con un gruppo dell’Università di Edimburgo.

L'editore ha ritenuto il contributo così rilevante da dedicargli anche la copertina di Cell Reports in cui è stato pubblicato il lavoro. Questa scoperta è il primo risultato concreto del progetto Axonomix, uno dei cosiddetti “Grandi Progetti Pat” con un alto profilo interdisciplinare che ha coinvolto varie discipline, tra cui genomica, biochimica, biofisica, biologia cellulare, neurologia, microscopia, bioinformatica e statistica, avviato nel 2013 che si è appena concluso. Axonomix aveva ottenuto un finanziamento provinciale complessivo di oltre due milioni e trecentomila euro. L’assessora Sara Ferrari ha voluto sottolineare quanto la ricerca di base sia importante, e come questo risultato inaspettato lo dimostri. «Noi siamo esperti nello studio delle proteine, non della malattia Sma in particolare – ha spiegato Quattrone – studiavamo alcuni meccanismi molecolari legati alla SLA». Ha concluso Viero: «Siamo arrivati per intuito e applicazione di eccellenti tecniche di laboratorio con modelli murini a una scoperta inattesa, che ci aiuterà contro la Sma». Adesso la squadra di studio si è scomposta, essendo partiti i ragazzi per le loro sedi di dottorato all’estero.

A Quattrone e Viero resta il sogno di trovare nuovi fondi per proseguire la ricerca e aiutare i bambini.















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