Consulenza a Deloitte, nuovi indagati
La procura ha concluso le indagini sulla gara di Trento Rise fra bozze del bando, lettere «false», documenti ad hoc
TRENTO. Una bozza del bando di gara e dell’offerta tecnica preparata a gennaio 2012 (anche da personale che quella gara se l’è poi aggiudicata) che sei mesi dopo è diventata l’asse portante del bando di gara indetto da Trento Rise e vinto dalla Deloitte consulting. Ma anche la scelta dei membri delle varie commissioni di gara fatta in base a legami amicali-professionali e dei documenti creati appositamente per aderire alle capacità tecniche necessarie. E infine anche delle lettere «false» per allargare il raggio d’azione del bando.
C’è tutto questo nel nuovo avviso di conclusioni indagini redatto dalla procura di Trento per l’inchiesta Trento Rise-Deloitte sulla maxiconsulenza da oltre 7 milioni di euro. Un documento che sostituisce quello del settembre scorso e che vede l’ingresso di nuovi indagati (nel box a lato ci sono i nomi e i ruoli). E l’uscita di Damiano Florenzano, 54 anni, avvocato, professore universitario e presidente della commissione aggiudicatrice, e di Antonio Pernice, 65 anni, membro della stessa commissione. Entrambi erano indagati per falso ideologico.
Per gli altri nove l’accusa è quella di turbativa d’asta in concorso fra di loro. Un’accusa - ancora da provare - che poggia su diverso materiale raccolto in mesi di lavoro dalla finanza coordinata in questa indagine dal procuratore capo Amato e dai sostituti Silvi e Profiti. La gara in questione è il «Pcp modelli organizzativi e di processo abilitanti il trasferimento tecnologico e l’applicazione di soluzioni innovative» promossa da Trento Rise e vinta, da Deloitte nel 2013. Per l’accusa la turbativa si sarebbe realizzata con una serie di condotte.
E il punto di partenza è la bozza del bando di gara che sarebbe stata preparata sei mesi prima da Bonacci (rappresentante legale di Deloitte in Trentino) assieme ad Andrea Grianti (già dipendente di Trento Rise e membro della commissione di gara), Roberto Bona (dipendente di Informativa Trentina e membro della commissione) ed Enrico Polacco e Alberto Del Santo (entrambi di Deloitte) per diventare poi l’asse portante del bando emesso.
Ci sarebbero state anche delle pressioni (da parte di Debiasi, responsabile dell’ufficio legale di Trentino Rise) e Bonacci per escludere sin dalla fase di dialogo una possibile concorrente della Deloitte, la Pno Netherlands. E i due, assieme a Giunchiglia (ex presidente di Trento Rise) avrebbero scelto i membri delle varie commissioni che si sono occupate della gara fra il giugno 2012 e il settembre 2013.
Ma non è finita. In Deloitte sarebbero stati creati dei documenti per attestare una pregressa attività di ricerca da parte della stessa srl. Materiale che doveva soddisfare - solo all’apparenza, per l’accusa - i requisiti di capacità tecnica richiesti. Una documentazione che sarebbe stata fondamentale per non essere esclusi dalla gara. Documenti che non sarebbero stati verificati da chi avrebbe dovuto farlo. Ossia Debiasi.
Ma c’è un altro punto cruciale del capo d’accusa. Secondo la procura Giunchiglia, Debiasi e Bonacci avrebbero inserito - a procedura di gara quasi ultimata - due lettere che risultavano inviate dalla Provincia a Trento Rise per modificare l’oggetto del bando di gara. Bando che in questo modo sarebbe stato allargato ad un’attività di consulenza per rioganizzare la Provincia. Consulenza che sarebbe andata a Deloitte. Ecco, per la procura le lettere in questione sarebbe state preparate da un dipendente di Trento Rise, su indicazione che sarebbe arrivata direttamente da Bonacci.
E poi è finito sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori anche un verbale della commissione aggiudicatrice, del luglio 2013, che sarebbe stato modificato da Giunchiglia e Debiasi per far risultare il via libera di tutti i membri al massimale di spesa proposto da Deloitte: quindi l’ok ad 1 milione di euro per il 2013 mentre i membri stranieri di Trento Rise volevano quella cifra come massimale per l’intera durata del progetto.