Consiglieri, 186 mila euro di rimborsi
Fondi ai gruppi, scontro nell’ufficio di presidenza. Dorigatti: via le consulenze. Muro delle minoranze: «Sono briciole»
TRENTO. Nel 2011 sono stati 186.320 gli euro rimborsati ai consiglieri per le trasferte. Una voce che non rientra negli ormai famosi «fondi dei gruppi consiliari» finiti nell’occhio del ciclone dopo lo scandalo del Lazio. I dati sui rimborsi viaggi - disaggregati - arrivano dalla presidenza del consiglio provinciale e si compongono di tre diverse sottovoci: 79.331 euro è la spesa per le trasferte per mandato politico, la voce più generica possono più facilmente annidarsi gli abusi (un massimo di 6 mila chilometri all’anno; più 181 euro che salgono a 232 se il viaggio è all’estero, per un massimo di 25 notti); 86.251 euro sono andati per i rimborsi chilometrici per la partecipazione alle sedute del consiglio (26 euro che salgono a 37 se la seduta si protrae oltre le 19); infine 20.737 euro sono stati spesi per missioni che attengono al mandato istituzionale (con pernottamenti entro i 255 euro a notte giustificati con fattura). Per tutte le trasferte si aggiunge poi una diaria di 109 euro lordi (82 netti) al giorno. «Si tratta di numeri contenuti», commenta il presidente del consiglio Bruno Dorigatti, il quale ricorda che anche su questo fronte qualche taglio, seppur piccolo, si è fatto: nel 2012 i rimborsi chilometrici sono scesi da 9 mila a 6 mila chilometri anche per i capigruppo e le giornate di trasferta sono calate da 35 a 25 giorni.
Ma sul tema della trasparenza dei fondi ai partiti la tensione resta alta: le ruberie smascherate nel Lazio hanno provocato un «effetto accerchiamento» anche in consiglio provinciale. E la prova delle diverse posizioni in campo si è avuta ieri dentro l’ufficio di presidenza, dove il presidente Dorigatti si è presentato con una proposta in tre punti: rendicontazione obbligatoria delle spese (oggi non è così, anche se i capigruppo si fanno garanti firmando ciascuno il bilancio del proprio gruppo), certificazione dei bilanci da parte di una società esterna (come avviene alla Camera); via i 150 mila euro destinati alle consulenze.
Le prime reazioni delle minoranze (che in ufficio di presidenza hanno la maggioranza: Morandini del Pdl, Savoi della Lega e Eccher della Civica) non depongono a favore di un rapido accordo.
La premessa di Pino Morandini, d’obbligo di questi tempi, è che «la trasparenza è sicuramente un valore». Ma il consigliere avverte: «Le priorità dei cittadini sono altre, il lavoro, i costi della crisi. E comunque la questione va affrontata a 360°. Pensiamo prima ai grandi risparmi, con l’abolizione della porta girevole - che la maggioranza non vuole - si potrebbero risparmiare in un colpo 5 milioni di euro. Altro che i fondi ai gruppi». «Oggi vige una presunzione di colpevolezza che riguarda tutta la classe politica, e questo è profondamente sbagliato. Io sono convinto che la stragrande maggioranza sia onesta». Quanto al gruppo di lavoro per i tagli ai monogruppi, di cui è presidente, assicura che «si sta lavorando», «mi pare ci sia un sostanziale accordo».
Ancora più netto Claudio Eccher (Civica): «L’effetto Lazio ha creato una pericolosa ondata denigratoria. Qui ci siamo sempre comportati in modo corretto, la rendicontazione la facciamo già con i nostri gruppi, ci siamo ridotti le indennità e anche i fondi del 20%. Ora siamo i meno pagati d’Italia, che altro serve? La spesa per le consulenze sono briciole e poi non siamo tuttologi, un supporto tecnico ci serve per lavorare, non va solo a vantaggio nostro ma della qualità delle leggi che approviamo». La certificazione esterna? «Solo un costo in più».©RIPRODUZIONE RISERVATA