Mobilità

Città a 30 all’ora? L’architetto Dondè: «Ridurre gli incidenti e liberare spazi per le persone»

Trento sperimenterà a Gardolo le zone a traffico lento. Gli esempi di Londra, Parigi, Bruxelles

IL MODELLO. Via Zandonai, boulevard a misura di pedone
IL SINDACO Ianeselli: chiamiamole "zone bambini"



TRENTO. «Parlare di città delle persone significa parlare di democrazia dello spazio pubblico, ovvero di un riequilibrio in cui non è l’automobile a occupare la maggior parte dello spazio. Per raggiungere questo obiettivo, non basta posizionare un cartello o aumentare i controlli di velocità, ma adottare misure di urbanismo tattico e un nuovo linguaggio della mobilità».

È stato chiaro l’architetto milanese Matteo Dondè giovedì sera a palazzo Geremia, in una gremita sala di rappresentanza, dove si è svolto l’incontro Immagina Trent* dedicato ai temi della rigenerazione urbana e della mobilità sostenibile. Dondè è stato incaricato dal Comune di Trento che sperimenterà a Gardolo la città 30 all’ora.  “Inizia oggi un nuovo percorso partecipato che coinvolgerà la città nell’immaginazione dello spazio pubblico. Le nostre città devono tornare ad essere a misura d’uomo, città delle persone. È questo il compito di questa serata”, ha detto il sindaco Franco Ianeselli.

In Italia, ha spiegato l’architetto Dondè, nel 2022 sulle strade si sono verificati più di 165 mila incidenti con una media di 9 decessi al giorno e non si tratta solo di pedoni. Ma il dato ancora più rilevante è il costo degli incidenti per la spesa pubblica sanitaria che si affianca a quello in vite umane. Nella sola Provincia Autonoma di Trento, nel 2022 sono stati spesi 157 milioni di euro in seguito a ferite e decessi sulla strada, pari a 1 milione e 500 mila euro per ogni morto e 60 mila euro per ogni ferito. “Inoltre – rileva – l’Italia è tra i pochi Paesi in Europa in cui l’incidentalità urbana cresce tre volte di più rispetto agli altri Stati membri, con quasi 29 morti per milione di abitanti”.

“Le nostre città sono quelle in cui si perde più tempo nel traffico. Abbiamo il numero medio di auto più alto in Europa, che congestionano le strade e le rendono insicure”. Per l’architetto milanese, la questione è chiara: non si tratta di vietare le auto tout court, ma di favorire tutti gli utenti della strada garantendo maggiore sicurezza per la mobilità sostenibile. Anche per le auto, la prospettiva sarà strade più sgombre con meno traffico e meno incidenti. Gli argomenti a favore di un ripensamento della mobilità riguardano anche la salute. Le ricerche dimostrano che i bambini in Italia soffrono di obesità e conducono una vita sedentaria. L’accompagnamento a scuola da parte dei genitori è tra i più alti in Europa, nonostante gli studi dimostrino che chi va a piedi o in bicicletta ha capacità di apprendimento e concentrazione. “In Giappone, per legge, i genitori non possono accompagnare i bambini davanti a scuola se non in caso di pioggia, mentre a Londra le strade davanti alle scuole si stanno trasformando in play street – ha raccontato Dondé – Sono gli stessi pediatri a chiedere cambiamenti nello stile di vita, invocando la riduzione del traffico e quindi dell’inquinamento, l’introduzione di zone 30 per liberare le strade davanti agli istituti e via dicendo».

Sono tanti in questo senso gli esempi europei di buone pratiche, da Parigi che ha ribaltato l’accessibilità del centro storico mettendo al primo posto i pedoni a Bruxelles che sperimenta con successo le zone 30 beneficiando in soli 8 mesi di una riduzione del 25% per quanto riguarda i morti e i feriti, del 20% degli incidenti arrivando a dimezzare il rumore del traffico. Ma non sono gli unici esempi, si potrebbero citare anche le politiche messe in campo dalla Spagna, che sceglie i 30 chilometri modificando il Codice della strada.

Sperimentazione a Gardolo

Prima tappa Gardolo, dove il 25 gennaio si svolgerà il secondo incontro dedicato a tutti i portatori di interesse da cui prenderanno il via i laboratori partecipati. In una prima fase gli interventi saranno realizzati in maniera sperimentale con attrezzi removibili, per poter monitorare gli effetti sulla mobilità e sulla qualità della vita della cittadinanza coinvolta. Solo nel 2025, verranno eventualmente realizzati gli interventi definitivi che saranno ritenuti utili e vantaggiosi dalla stessa comunità.

 













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