Cartella esattoriale da due milioni
Pignorato lo stipendio di due operai condannati per droga
TRENTO. Come regalo di Natale ce ne possono essere di migliori. Una coppia di operai di origine bosniaca residenti a Thiene si è vista recapitare da Equitalia una cartella esattoriale da 2 milioni e 182 mila euro. Si tratta delle spese per le intercettazioni in un'inchiesta penale per traffico internazionale di droga. I due bosniaci erano rimasti coinvolti marginalmente nell'inchiesta e sono stati condannati a tre e due anni di reclusione. Il processo penale aveva portato a ben altre condanne nei confronti di altri esponenti della banda di trafficanti dell'ex Jugoslavia. Alcuni di questi sono stati condannati a 20 anni di reclusione. Però, alla fine, il conto delle intercettazioni è arrivato tutto ai due bosniaci. Infatti, sono i soli ad avere un reddito fisso e una casa. Gli altri condannati nel processo risultano essere nullatenenti. Così Equitalia si è rivolta ai due operai. Quando hanno ricevuto la cartella esattoriale, i due sono quasi svenuti. Equitalia ha subito pignorato l'intero stipendio dei due e il loro conto in banca e si appresta ad aggredire anche la casa. Questo in forza di una norma secondo la quale chi viene condannato in un procedimento penale è tenuto a pagarne le spese in solido con gli tutti gli altri condannati. In questo caso, le spese delle intercettazioni erano ingenti e il conto è arrivato tutto ai due bosniaci.
I due, che hanno anche due bambini di 9 e 3 anni, si sono rivolti all'avvocato Claudio Tasin per cercare di evitare un disastro economico. Il legale ha subito presentato un ricorso al tribunale di Vicenza, competente per l'esecuzione della sentenza. Lo scopo è quello di ottenere il pignoramento del quinto dello stipendio dei due bosniaci. Questo perché il resto è necessario al sostentamento della famiglia e dei figli minorenni.
Come se non bastasse, i due devono anche pagare 14 mila euro di ammenda. Per questa somma, molto più ragionevole, l'avvocato Tasin ha già chiesto la rateizzazione al giudice di sorveglianza. I due bosniaci si sono sempre dichiarati innocenti. Hanno spiegato che hanno semplicemente consegnato un pacchetto portato da un parente che proveniva dall'ex Jugoslavia. Nelle intercettazioni, gli inquirenti hanno sentito conversazioni su questo pacco, ma la droga non è stata trovata in casa dei due. La moglie è stata condannata a 3 anni di reclusione, il marito a 2. Adesso è arrivato un conto che rischia di mettere in pericolo il futuro di tutta la famiglia, compresi i due bambini che rischiano di pagare le colpe dei genitori.