Caccia illegale, due condannati
Zio e nipote di Roncegno ritenuti colpevoli dal giudice di Trento. L’avvocato: «Il ricorso è pronto»
RONCEGNO. Nei giorni scorsi il giudice del Tribunale di Trento, Marco La Ganga, ha condannato in primo grado Vigilio Eccel, cacciatore di Roncegno, e il nipote Domenico Eccel, rispettivamente a 14 mesi di carcere il primo e al pagamento di 1.000 euro di sanzione il secondo. Le imputazioni sono per caccia con mezzi vietati, in periodo di divieto generale, per detenzione di silenziatore e di munizionamento vietato. Il giudice ha inoltre disposto la confisca e conseguente distruzione di tutto il materiale sequestrato tra cui figuravano 4 fucili, un silenziatore artigianale, un visore notturno, lacci e decine di trofei.
«Presenteremo ricorso», annuncia l'avvocato difensore Claudio Tasin, il quale spiega che «i quattro fucili erano regolarmente denunciati e che il silenziatore non era in realtà un silenziatore». Inoltre il legale sostiene che i suoi assistiti «non erano dediti alla posa dei lacci» e ricorda che «Domenico Eccel è stato assolto dalle accuse più gravi».
I fatti contestati a zio e nipote, che risiedono a Marter, risalgono al 2012, quando sono stati sorpresi ad armare dei lacci per la cattura di camosci nella montagna di Roncegno. Un’operazione che è il frutto di un lungo lavoro d’equipe svolto da personale del Corpo forestale provinciale, dei guardiacaccia dell’Associazione cacciatori trentini e dei custodi forestali.
Vigilio Eccel, l’unico all’epoca provvisto di licenza di caccia, era inoltre rappresentante nella Bassa Valsugana dell’Unione cacciatori. «In questa veste aveva più volte criticato, negli ambienti venatori, l’attuale sistema di gestione della caccia colpevole, a suo dire, di autorizzare piani di abbattimento eccessivi e, soprattutto, permettere l’abbattimento di troppe femmine», riportano dalla Riserva cacciatori di Roncegno. Spiegando che il censimento della zona è passato «dagli oltre 30 capi dei primi anni Duemila, all'attuale decina».