Bruno, dopo il trasloco riecco drogati e barboni
In via Dogana, sede del centro sociale fino a qualche settimana fa, sono ricomparsi i senza fissa dimora e i disperati. I vicini: «Stavamo meglio prima»
TRENTO. Non c'è pace in via Dogana, lì dove sorgeva il centro sociale Bruno. Considerata l'attuale situazione c'è persino nostalgia tra i residenti nelle zone attigue dei tempi dei “Bruni”, mentre in via Papiria - dietro alla nuova sede - ci sono degli abitanti a dir poco imbufaliti. «Da un paio di mesi i ragazzi del Bruno si sono visti sempre meno, sostituiti prima dai tossici, poi dai senza tetto. Adesso che la struttura è abbandonata sta diventando una sorta di terra di nessuno».
A descrivere la situazione sono i titolari del Bar Dogana, che si trova di fronte all'ex sede del centro sociale. Succede che il cortile era stato adibito a parcheggio della Provincia, il cui accesso era regolato da una sbarra. Qualcuno l'ha messa fuori uso ed ora con l'accesso libero, è diventato un ambìto spazio gratuito. Dall'interno non facendo nemmeno la fatica di scassinare il portone principale, ma solamente forzando un paio di finestre, si è creato l'accesso. «E pensare che i “Bruni”, come li chiamano al Bar Dogana, avevano conservato tutto quello che era rimasto dell'ex Dogana, anche le porte: adesso un poco alla volta stanno distruggendo tutto».
L'area si è trasformata così in una zona franca sia per lo spaccio che per il consumo di droga, come documentato dal nostro servizio fotografico realizzato a metà pomeriggio. «Ormai è diventata una casa aperta e c'è persino chi a mezzogiorno e mezzo porta i pasti ai disperati che gravitano all'interno della struttura».
Jacopo abita all'ottavo piano del condominio che si trova di fronte all'ex sede: «Indubbiamente disturbavano, specialmente con i concerti di metà settimana che duravano fino alle 3 di mattina, con la gente che deve andare a lavorare alle 7, ma era una situazione tutto sommato tollerabile. Quello che mi domando è come si possa dare una sede senza tanti problemi ad una realtà che non paga nessun tipo di tassa, quando ci tante altre associazioni che rispettano tutte le regole, ma attendono da anni una sede. Certo mi mancheranno i murales, perché mi piacciono davvero tanto».
La paura diffusa è che si possa creare una sorta di asse tra i giardini di piazza Dante, sempre meno frequentati a causa dei lavori di ristrutturazione dell'area laghetto ed il fabbricato dell'ex centro sociale; il cui abusivismo è la prima accusa che viene mossa in via Papiria: «Pago un mutuo, lavoro e faccio fatica ad arrivare a fine mese e mi fa incazzare che di fronte ci sia chi ha un'attività commerciale che non paga tasse e Siae. Ma quando abbiamo contestato l'imposizione a Piedicastello del Bruno ci è stato risposto che un privato (la Provincia), può affittare ad un altro privato senza rendere conto ai vicini. E per il rumore ci hanno detto “che abbiamo un udito troppo fine”. Il risultato è che domenica hanno fatto un concerto all'aperto e fino alle 21 la loro musica copriva il volume del televisore. Cosa dovremo fare quando i concerti dureranno fino a notte inoltrata?».
Affiancata alla rabbia la paura. Nessun vuole identificarsi, il timore di una possibile ritorsione è diffuso, ma c'è anche una certezza: «Il 27 ottobre alla gente che ha avallato la scelta del Bruno a Piedicastello il voto non lo daremo e se qualcuno promuoverà una raccolta firme noi ci saremo».
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