Bonus 80 euro, tremano 126 mila trentini 

Il governo ha fatto sapere di volerlo togliere, ma Salvini e Di Maio smentiscono. In provincia vale 101 milioni di euro


di Ubaldo Cordellini


TRENTO. A molti era sembrato l’uovo di Colombo: eliminare un beneficio fiscale che porta per di più il nome dell’odiato nemico politico per deviare ben 9 miliardi di euro sulla bandiera della maggioranza gialloverde, più verde che gialla in questo caso.

Bonus a rischio. Ecco così che nel vertice dell’altra sera a Palazzo Chigi è saltata fuori l’ideona di eliminare il bonus degli 80 euro di Renzi per destinare il suo costo, 9 miliardi di euro che finiscono nelle tasche di 11 di persone con reddito sotto i 26 mila euro lordi (1500 euro netti al mese), al finanziamento del primo modulo della flat tax, quello che prevede l’accorpamento delle aliquote per le persone fisiche e l’innalzamento del tetto sotto il quale è previsto il regime forfettario del 15% per le imprese. Sembrava l’uovo di Colombo, ma stava per rivelarsi un boomerang. Infatti la maggioranza non aveva fatto i conti con la marea di persone che quel bonus lo prende e ci aveva fatto i conti anche per l’anno prossimo. Infatti per chi prende 1500 euro al mese, averne 80 in più in busta paga vuol dire la differenza tra andare o non andare in vacanza, tra mandare il figlio a un corso estivo o non mandarlo, tra comprare i libri di testo nuovi o fare fotocopie. Insomma, l’odiato, a parole, bonus Renzi fa comodo. Anche se in molti l’hanno bollato come una pelosa carità. E se ne sono accorti gli esponenti della maggioranza che ieri, tra la prima mattina e il pomeriggio, si sono affrettati a smentire e a fare marcia indietro. Il primo è stato Matteo Salvini, come sempre lesto nell’intercettare l’umore del popolo, e poi è arrivato anche Luigi Di Maio. Si devono essere resi conto che la platea dei beneficiari del bonus è sterminata. In Italia come detto si tratta di 11 milioni di persone.

126 mila trentini. In Trentino, stando ai dati dell’Agenzia delle Entrate relativi al 2016, sono 126 mila le persone che dovrebbero addio agli 80 euro. Più di centomila persone che sicuramente si ricorderebbero del taglio al momento del voto. E la repentina marcia indietro probabilmente si spiega così. Del resto, i numeri sono imponenti. Nel 2016 sono stati oltre 126.000 i trentini che hanno ricevuto il bonus Renzi da 80 euro massimi al mese, ma poco meno di 25 mila lo hanno dovuto restituire in tutto o in parte perché alla fine dell’anno hanno sfondato il tetto dei 26 mila euro lordi di entrate.

101 milioni in Trentino. In totale, nel 2016, il bonus degli 80 euro ha comportato un’erogazione di 101 milioni ai contribuenti con redditi inferiori a 26.000 euro lordi all'anno in Trentino. Gli 80 euro vengono elargiti dal sostituto d’imposta, ossia dal datore di lavoro, a chiunque prende meno 26.000 euro lordi ma anche più di 8.174 euro che definisce gli incapienti (cioè chi non versa imposte sul reddito) che non hanno diritto agli 80 euro così come i pensionati.

A fine anno, quindi, quando si tirano le somme dei redditi a restituirlo in parte o del tutto sono coloro che superano i 26.000 euro o sono sotto gli 8.174 euro oppure, ancora, avevano dichiarato uno scaglione di reddito inferiore a quello effettivamente poi verificato dal Fisco e devono quindi ridare una parte del bonus o l'intero premio. In Trentino, così, nel 2016 sono stati 24.597 a dover ridare in media 260 euro di bonus per un totale di 6,484 milioni di euro.

L’attuale maggioranza di governo ha sempre visto male il bonus di Renzi. Anche il ministro dell’Economia Tria non ha mai nascosto le sue perplessità su una misura complicata che comporta, come visto, un doppio passaggio e il rischio della restituzione. Non solo. Il bonus viene dato a chiunque prenda meno di 1500 euro netti, senza considerare il reddito familiare. E questo può portare a grosse iniquità con famiglie che prendono due bonus e altre che non ne prendono neanche uno pur avendo un reddito di poco superiore alla metà del reddito complessivo della prima famiglia.

L’ex ministro allo Sviluppo Economico Carlo Calenda non la pensa in questo modo e ieri ha attaccato la volontà del governo di tagliare il bonus degli 80 euro che definisce l’unico vero taglio delle tasse da molti anni a questa parte. Questo prima che Salvini e Di Maio facessero dietrofront.













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