Auto e computer senza Iva: evasi venti milioni di euro

L’Ufficio Dogane scopre due società che avrebbero acquistato all’estero rivendendo a prezzi più bassi senza richiedere il pagamento dell’imposta


di Luca Marognoli


TRENTO. Compravano fuori dai confini nazionali e rivendevano in Italia e all’estero. Nulla di anormale se non fosse che l’Iva sulle merci non veniva mai pagata: questo permetteva ai falsi importatori di praticare prezzi molto più competitivi alla clientela, a scapito però delle casse statali. Sfiora i 21 milioni di euro la presunta evasione dell’Iva da parte di due società romane smascherate dal Servizio Antifrode dell’Ufficio Dogane di Trento. L’indagine ha portato anche alla denuncia alla magistratura dei titolari delle attività, specializzate nel commercio rispettivamente di autovetture (15 milioni di evasione) e di articoli informatici (6 milioni).

Ci si chiederà perché Trento indaghi su imprese romane. «In provincia solitamente non si verificano casi simili (solo nel 2009 furono coinvolte aziende locali): abbiamo un mare poco pescoso. La nostra intelligence però è molto attrezzata, sa lavorare molto bene e perciò ci concentriamo anche su altre realtà», spiega il direttore reggente Angelo Sapienza. Nel caso delle auto, la società era stata già sottoposta a verifica ma non si era riusciti a risalire alla frode: Trento, invece, ha fatto bingo. «Quando si tratta di acquisiti intracomunitari - spiega il direttore - vige il regime del margine, un sistema di agevolazione dell'Iva che viene pagata successivamente, nel paese in cui si consuma il bene. I soggetti che operano devono avere lo status di esportatore autorizzato dall'Agenzia delle Entrate. Queste società non l'avevano». Parliamo di un mercato on-demand: «La persona che cerca l'auto di lusso sa che Tizio o Caio ha la ditta che può fare al caso proprio. La società deve fatturare con Iva e questo afferma nella dichiarazione d'intento. Se non lo fa e invece ti propone lo sconto incredibile c'è una violazione della legge sul commercio intracomunitario».

Se l’acquirente sia ignaro oppure no starà poi alla magistratura capirlo: verrà sentito dal pm per chiarire se possa configurarsi eventualmente l’ipotesi di incauto acquisto. Le auto, un giro di alcune centinaia, venivano vendute in Italia, il materiale informatico invece anche in altri paesi. Pure in questo caso dalla società che evadeva l’Iva venivano emesse false dichiarazioni di intento, per poi rivendere la merce sottofatturandola.

L'Ufficio Dogane di Trento opera a livello territoriale e ha una sezione operativa a Roncafort dove c'è anche il Servizio Antifrode, incardinato nell'area Verifiche e controlli. L’attività si basa su controlli capillari, che i 10 investigatori dell’Antifrode (su 76 dipendenti dell’ufficio) compiono in qualità di polizia giudiziaria e tributaria su iniziativa propria o su mandato della Procura. «È un lavoro di raccolta dati, effettuato analizzando i movimenti e controllando se le persone siano titolate a fare le operazioni intracomunitarie», conclude Sapienza. «Siamo in contatto con gli altri paesi Ue, perché tra dogane c'è una mutua assistenza amministrativa». ©RIPRODUZIONE RISERVATA













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