Assistenza, in Trentino spese per 210 milioni
E' il costo di case di riposo, assegni di accompagnamento e di cura
TRENTO. L'età media si alza e la spesa per l'assistenza si alza. L'assessore alla sanità e alle politiche sociali Ugo Rossi spiega che la spesa per la non autosufficienza in Trentino ammonta a 210 milioni di euro. Una spesa destinata ad aumentare, visto che la popolazione invecchia sempre di più. Secondo una ricerca commissionata da Bruno Dorigatti, i non autosufficienti in Trentino sono 16 mila, ovvero il 3 per cento della popolazione. Il 40 per cento di questi 16 mila ha meno di 40 anni. Da considerare che gli ultra sessantacinquenni sono il 19 per cento della popolazione, quindi il problema aumenterà. Attualmente, la Provincia spende 130 milioni di euro per le Rsa che, in Trentino, sono 45 e dispongono di 4.391 posti letto. La lista d'attesa per entrare in casa di riposo è molto lunga: 1.238 persone. L'assessore Rossi spiega che il sistema attuale prevede che chiunque paghi la retta: «Pagano tutti. Il minimo è 42 euro al giorno. Da qua la necessità di trovare una forma di compartecipazione in base al reddito». Ma le spese per la Provincia non finiscono qui. Ci sono altre 11.411 persone che usufruiscono dell'assegno di accompagnamento. La spesa totale è di 52,3 milioni di euro. Da notare che 3.825 persone che beneficiano di questo assegno sono ospiti di Rsa, quindi pagano la retta con l'accompagnamento. Oltre a questo, c'è l'assegno di cura. Si tratta di una forma di assistenza a casa a chi avrebbe diritto a entrare in casa di riposo, ma preferisce restare in famiglia. In tutto sono 600 persone che beneficiano di un assegno mensile di 550 euro. Altro capito consistente è quello che va sotto il nome di assistenza domiciliare. Si tratta di una serie di servizi come i pasti in casa e la visita di personale specializzato. Servizi che possono anche sommarsi all'assegno di accompagnamento. Da qua la somma totale di 210 milioni di euro. Oltre a queste spese, il pianeta dell'assistenza agli anziani, ma non solo, non autosufficienti è composto anche di 5 centri diurni e 42 alloggi protetti, di cui 21 a Povo. Visto l'aumento progressivo dell'età media queste spese sono destinate ad aumentare in modo esponenziale. La soluzione prospettata dalla proposta di legge firmata da Dorigatti e Mario Magnani è la costituzione di un Fondo per la non autosufficienza alimentato in due modi: da una parte la fiscalità generale e dall'altra un fondo volontario, ovvero una sorta di assicurazione privata che sarebbe pagata dai lavoratori o dalle aziende, un po' sull'esempio di quello che accade per la previdenza con i fondi integrativi. Per chi, invece, è in situazione di bisogno sono previste quattro fasce di reddito in base alle quali c'è un contributo da 250 a 1.500 euro al fine di far restare l'anziano a casa, assistito dalla famiglia, ma per la giunta questo intervento costa troppo: circa 30 milioni che si sommerebbero ai 210. Per Dorigatti, un calcolo di respiro corto perché i soldi spesi ora farebbero risparmiare in futuro visto che non farebbero aumentare le Rsa. Per la giunta provinciale, quindi, la soluzione al problema è quella di prevedere una partecipazione in base al reddito al pagamento delle rette delle Rsa. Attualmente pagano tutti. La media è di 42 euro al giorno.
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