Aquafil, salari ridotti dell’1,5 per cento
Ma ora l’ipotesi di accordo sul costo del lavoro deve ottenere il via libera dei lavoratori. Ieri le prime due assemblee
ARCO. Ieri all'Aquafil sono cominciate le assemblee per illustrare l'ipotesi di accordo sulla manovra di riduzione del costo del lavoro raggiunta con l'azienda da rsu, Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil. Gli incontri, al termine di ognuno dei quali è prevista la votazione sulla volontà di accettare o meno il compromesso, si concluderanno domani. Non semplice il compito dei rappresentanti sindacali, chiamati a convincere circa 500 dipendenti di cui solo 120 hanno la tessera. Più agevole forse, nonostante preoccupazioni e tensioni scaturite dalla strategia del silenzio sulla trattativa, considerando che dall'8% di iniziale di taglio sul costo del lavoro ipotizzato (passando per il 5%) si è arrivati a un accordo finale che prevede un -1,5% medio. In cambio è stato ottenuto che non verranno toccati gli aumenti già previsti dal contratto collettivo nazionale (una cinquantina di euro lordi al mese in due tranche): l'azienda ne aveva chiesto il congelamento, che invece sulla base dell'accordo non ci sarà. Si è ragionato sull'abbassare i costi variabili anziché quelli fissi, tenendo in considerazione varie voci tra cui in particolare la presenza (chi mancherà di più per malattia o infortunio, dunque, si troverà in busta paga meno soldi). Il taglio non sarà comunque lineare. Tra i dipendenti ci sono tre inquadramenti, due per i turnisti (225 operai, divisi in cinque squadre da 45, tra cui c'è chi fa il 4+2, ossia quattro giorni di lavoro e due di riposo, e chi il 3+2) e uno per i giornalieri (che lavorano dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 17 e nei quali sono compresi anche gli amministrativi): stando all'ipotesi di accordo, il peso maggiore del sacrificio ricadrà sui giornalieri, per i quali è previsto un taglio teorico in quota variabile superiore all'1,5% (con i turnisti che, di contro, subiranno decurtazioni minori).
Per lo stabilimento tedesco Xentrys recentemente acquisito dalla multinazionale arcense (che con questa manovra in buona sostanza ha eliminato un concorrente) le cose andranno decisamente peggio: si parla di 150 licenziamenti su 250 dipendenti, per concentrare la produzione nell'Alto Garda. A fronte di questa misura sanguinosa, anche ad Arco si è voluto lanciare un segnale di "austerità". Anche nelle vicine Cartiere del Garda, peraltro, i sacrifici erano stati più duri, con tagli maggiori e non concentrati sulla quota variabile (quindi sicuri), per quanto a parità di livello gli stipendi di partenza in Aquafil risultino a quanto pare inferiori.