Alto Adige: sui cartelli solo in tedesco il governo esautora Durnwalder
"Siamo tutti concordi - dice il ministro degli Esteri - sull’azione intrapresa, facciamo sul serio con l’avvio di questa procedura che verrà portata fino alle estreme conseguenze, nonostante a Bolzano qualcuno pensasse che la materia fosse di secondaria importanza e che a Roma non ce ne interessassimo"
BOLZANO. Il ministro degli Esteri difende le scelte del suo collega Raffaele Fitto e attacca frontalmente il presidente Durnwalder sulla questione della toponomastica. A Franco Frattini non è piaciuto il «me ne frego» del Landeshauptmann dopo la diffida da parte del governo a Palazzo Widmann a provvedere alla rimozione dei circa 36 mila cartelli mononilingui. Sessanta giorni di tempo per cambiarli, altrimenti Palazzo Chigi si sostituirà alla Provincia, utilizzando i poteri dettati dall’art.120 della Costituzione.
Signor ministro, come valuta la decisione del governo sulla toponomastica in Alto Adige?
«Siamo tutti concordi sull’azione intrapresa, facciamo sul serio con l’avvio di questa procedura che verrà portata fino alle estreme conseguenze, nonostante a Bolzano qualcuno pensasse che la materia fosse di secondaria importanza e che a Roma non ce ne interessassimo».
Ciò significa che passato il termine di due mesi, se la Provincia non avrà iniziato a sostituire i cartelli ci penserà lo Stato?
«Esattamente, tanto più adesso dopo aver ascoltato e letto sul vostro giornale le dichiarazioni arroganti del presidente della Provincia di Bolzano, che assomigliano a quelle di un piccolo dittatore. È un’ironia della storia che Durnwalder abbia usato il “me ne frego” che tanto piaceva ai fascisti. Ma in Italia non consentiamo le piccole dittature».
L’accordo tra Roma e Bolzano è saltato quando sembrava a portata di mano. Come giudica la proposta del ministro Fitto?
«Più che ragionevole, perché fissava una tempo abbastanza lungo per la rimozione dei cartelli monolingui in tedesco e la loro sostituzione con quelli bilingui entro il 30 settembre 2012. A questo punto non resta che seguire la strada dello Statuto d’autonomia, riaffermando la bilinguità dell’Alto Adige».
Il presidente Durnwalder non vuole la traduzione di tutti i toponimi presenti nel Prontuario di Tolomei ed è pronto a ricorrere alla Corte costituzionale. Il governo ritiene di essere nel giusto con la decisione presa nell’ultimo Consiglio dei ministri?
«Neppure la proposta del mio collega Raffaele Fitto prevedeva la traduzione di tutti i toponimi. Piuttosto ritorno sulle parole di Durnwalder. Vuole minacciare il ritorno alla stagione delle bombe? Vuole mettersi contro la Procura di Bolzano? Piuttosto l’attuale posizione della Provincia verrà superata dalla legge e della Costituzione nell’interesse di tutti: italiani, tedeschi e ladini. Mi auguro che Durnwalder chiarisca queste sue posizioni. Il punto è che con quelle migliaia di segnali monolingui l’hanno fatta grossa».
Durnwalder si dice incompetente sulle decisioni dell’Alpenverein che in questi anni ha messo quasi solo segnali in tedesco.
«Al governo interessa soltanto che i cartelli in montagna siano bilingui e siamo pronti a fare rispettare lo Statuto, che non può essere sottoposto a forzature da parte della Provincia».
Cambiamo argomento, avrà notato che negli ultimi tempi l’Unione europea ha nel mirino alcuni articoli dello Statuto. Da ultimo la norma dei 4 anni per il pubblico impiego. Come si muove su questi temi il suo ministero?
«C’è sicuramente un’attenzione nuova dell’Europa, ma il governo non ha mai voluto forzare la mano contro l’Alto Adige per uno spirito di rispetto verso le istituzioni locali. Per questo in un contesto di dialogo non mi piacciono le parole di Durnwalder».
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