Allarme alcol, un trentino su tre è un bevitore “ad alto rischio”
Il rapporto. Dal Bilancio di missione 2018 dell’Azienda sanitaria emerge un quadro a tinte fosche sugli stili di vita. Drammatici i numeri sul consumo da parte dei giovani. E fra i medici di base c’è ancora scarsa attenzione al fenomeno
Trento. I trentini sono poco inclini a stili di vita salutari: il 18,62% non pratica alcuna attività fisica; il 33% è obeso o sovrappeso; i bevitori a rischio sono il 30,76% e i fumatori incalliti il 23,63%. Dati che negli ultimi dieci anni sono rimasti pressoché invariati, specie per quanto riguarda il consumo di alcol. In barba a tutti gli appelli e le campagne pubbliche di sensibilizzazione sul tema. Da quell’orecchio non ci sentiamo proprio.
Il dato è contenuto nel Bilancio di missione dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari, riferito ai risultati conseguiti nell’arco del 2018. Il documento viene redatto ogni anno mettendo a confronto i dati della sanità trentina con quella di altre regioni e si avvale del programma di valutazione delle performance dei sistemi sanitari regionali della Scuola superiore Sant'Anna di Pisa, che valuta ogni anno i risultati di quindici regioni e province autonome italiane.
Il quadro che emerge, riferito agli stili di vita dei Trentini, non è dunque incoraggiante. Ad esempio quando il Bilancio scrive che “il 31% degli adulti trentini consuma alcol a maggior rischio”, cioè un trentino su tre beve smodatamente. Ovvero: in modo elevato (4%) o prevalentemente fuori pasto (22%) o assumendo più alcolici insieme (14%). Il consumo di alcol è ancora un comportamento soprattutto maschile, solo un uomo su 5 non consuma alcol (20%), rispetto alla metà delle donne (53%), e ben il 41% degli uomini ne fa un consumo a maggior rischio, rispetto al 21% delle donne. Ma attenzione: la percentuale di donne che assume alcol fuori dai pasti è in costante aumento negli ultimi anni.
Da allarme rosso le percentuali ferite ai giovani: fra i 18 e i 24 anni i consumatori a maggior rischio sono un numero elevatissimo (73% per i ragazzi e 57% per le ragazze), percentuali che scendono progressivamente all’aumentare dell’età. Ci si potrebbe attendere – data la rilevanza del fenomeno e la sua costanza nel tempo – che il sistema sanitario sia particolarmente attento sul versante della prevenzione e sensibilizzazione. Invece il Bilancio di missione delinea un quadro poco rassicurante: «L’attenzione degli operatori sanitari sul consumo di alcol è estremamente limitata: basti pensare che solo una piccola minoranza (5%) dei consumatori a maggior rischio riceve dal proprio medico il consiglio di ridurne il consumo». Quanto ai fumatori, il numero è rimasto pressoché immutato nell’ultimo decennio: la metà degli adulti non fuma, l’altra metà è suddivisa tra ex fumatori (23%) e fumatori (25%; di cui 1% occasionali e 2% in astensione). Fumare è un’abitudine più diffusa tra gli uomini, tra i più giovani, tra le persone con difficoltà economiche e tra le persone con basso titolo di studio.