Alla Marangoni scatta l’allarme esuberi
I timori dei sindacati: sospeso l’incontro con l’azienda per la cassa integrazione in attesa di una verifica con Olivi
ROVERETO. Ci sono dei lavoratori che non lavoreranno più, mai più, alla Marangoni, e ancora non lo sanno. Ogni giorno che passa la situazione in fabbrica si aggrava sempre di più: ieri i sindacati hanno incontrato i vertici aziendali, e il quadro presentato ha spinto le sigle sindacali ad interrompere ed a chiedere un incontro urgente con l'assessore provinciale Alessandro Olivi. L'incontro si terrà questa mattina ma i dati su cassa integrazione straordinaria ed esuberi presentati da Marangoni sono da brividi. Da brividi anche perché non c'è un numero certo sugli esuberi, che ci saranno tra un anno. «E non si parla di 10 o 15, ma molti di più. E l'azienda ci ha fatto capire che potrebbero essere ancora di più», dice Mario Cerutti della Cgil. La Marangoni ha annunciato la richiesta di cassa integrazione straordinaria per tutti e oltre i 300 dipendenti. Ha specificato che per 50 sarà a 0 ore. Di questi, per 15 durerà per tutto l'anno. Si tratta di persone che lavorano in reparti che l'azienda andrà a chiudere, e per i quali non c'è futuro. La Marangoni ha poi annunciato la cassa integrazione straordinaria per altri 35 dipendenti in media, a rotazione su tutto il personale. Ogni mese staranno ferme perciò 50 persone, per il resto tanto dipenderà dall'andamento del mercato. Il quadro di quest'ultimo è nerissimo: i prodotti cinesi stanno invadendo l'Europa e la concorrenza è micidiale. Sono prodotti magari un po' più scadenti, che durano di meno, ma costano anche quattro volte di meno. Questo sta mettendo in crisi anche i colossi come Good Year, Michelin. «I dati rispecchiano il quadro, che è pesante e aggravato dalla svalutazione dello yuan», dice Cerutti.
Ma quello che preoccupa di più i sindacati ora sono gli esuberi. La Marangoni ha annunciato ad una quota di esuberi, facendo però capire ai sindacati che alla fine dell'anno di cassa integrazione saranno ancora di più. Marangoni si è detta anche disponibile ad attivare la mobilità prima dell'anno, per chi lo volesse, ed ha invece respinto i contratti di solidarietà proposti dai sindacalisti. Tradotto, significa che diverse persone, attualmente in ferie perché l'azienda è chiusa, non sanno nemmeno che al lavoro, alla Marangoni, non ci torneranno più. «A questo punto abbiamo chiesto una sospensione perché non vogliamo firmare cambiali in bianco, e abbiamo chiesto una verifica con l'assessore Olivi». L'assessore aveva sempre dichiarato di "non voler sentir parlare di esuberi", ed è questo che chiederanno i sindacati. «Vogliamo chiarezza sui numeri - conclude Cerutti - per una questione di onestà e per facilitare la ricerca di soluzioni». La situazione è delicatissima.
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