ALla rassegna «donne in difesa di» 

Agitu e la sua Etiopia «Un paese saccheggiato»

TRENTO. Agitu Ideo Gudeta e Caterina Amicucci sono state le prime ospiti della rassegna «Donne In Difesa Di» organizzata a Calceranica da Associazione Yaku, che in occasione del 25 novembre, giornata...



TRENTO. Agitu Ideo Gudeta e Caterina Amicucci sono state le prime ospiti della rassegna «Donne In Difesa Di» organizzata a Calceranica da Associazione Yaku, che in occasione del 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, organizza in Valsugana e a Trento incontri sul tema del protagonismo femminile nei luoghi di conflitto.

Si è cominciato con l’Etiopia ed il landgrabbing, ovvero l’accaparramento delle terre da parte di colossi finanziari. Sala affollata per Agitu Ideo Gudeta e Caterina Amicucci che hanno raccontato del Paese africano dal punto di vista di chi ci è nato ed è stato costretto a lasciarlo (Agitu è profuga politica, oggi affermata imprenditrice del biologico con il progetto la Capra Felice in Val di Gresta) e chi l'ha conosciuto per attivismo ed azioni internazionali (la Amicucci, blogger, collaboratrice di un “Ponte Per”, ha coordinato nel 2008 la campagna contro al costruzione della diga Gibe 3).

«Nessuno parla delle condizioni che stanno sopportando le tribù in Etiopia: i contadini sono ridotti alla fame e non hanno più terre da coltivare» ha raccontato Agitu. «Il Governo ha sospeso lo stato di emergenza che durava da dieci mesi: questo ha significato un isolamento assoluto della popolazione. Però la comunità internazionale dice che l'Etiopia ha un governo stabile e non fa parola dello stato di assoluta coercizione in cui versano i miei compatrioti. Le donne rimaste sole hanno dovuto mandare avanti intere comunità lavorando nei campi fino a 12 ore al giorno. Dove non c'è più una goccia d'acqua per la siccità».

«L'immagine che ho dell’Etiopia - ha detto Amicucci - è quella dell'aeroporto di Addis Abeba: decine di sacchi che uscivano verso l'estero, frutto delle coltivazioni intensive di Paesi come la Cina che hanno fatto dell’Etiopia il loro granaio. E quello di decine di sacchi in entrata, gli aiuti umanitari su cui lo stesso governo etiope lucra». La Amicucci ha tracciato le linee della geopoltica del saccheggio, a partire dalle industrie che hanno avuto l’appalto per la Gibe 3: «La finanziarizzazione dell'economia costruisce storture come la vendita dei certificati verdi sul mercato dei crediti di carbonio: sulla loro fluttuazione di prezzo si strutturano prodotti derivati e altri strumenti finanziari dai quali è possibile ricavare ulteriori guadagni. Le imprese possono investire in progetti di energia chiamata rinnovabile nei paesi del Sud del mondo ottenendo un triplo guadagno, senza la necessità di dover ridurre le proprie emissioni”. In questo panorama, la connessione fra sistema economico e violenza sulle donne è un filo perverso che da una parte si accanisce sulle comunità contadine; dall'altra, si struttura attorno a culture patriarcali e machiste, che scatenano la propria violenza sul corpo delle donne, simbolo di resistenza e cambiamento: “Un legame, quello fra corpo delle donne e terra che evidenzia lo squilibrio devastante che viviamo nelle nostre esistenze", ha concluso Agitu.













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