Addio Pin, ora il telefono ti riconosce

Invenzione del professor Crispo (Disi): basta il movimento del braccio


Jacopo Tomasi


TRENTO. Addio Pin. Per sbloccare uno smartphone non bisognerà più digitare una serie di numeri, ma basterà un gesto. Il telefono, infatti, saprà riconoscere il proprietario in base a come viene preso in mano per rispondere a una chiamata, sbloccandosi automaticamente. Un'innovazione che nasce anche grazie a Trento, per merito dell'attività del professore del Disi, Bruno Crispo. Gli smartphone sono sempre più diffusi: nel 2011 ne sono stati venduti più di 300 milioni in tutto il mondo.

Rispetto ai cellulari di vecchia generazione hanno molta più memoria, più potenza di calcolo, non hanno la tastiera ma sono dotati di uno schermo touchscreen di grandi dimensioni ed ottima qualità. Ad una rapida evoluzione dell'hardware non è sempre corrisposta un'adeguata evoluzione del software. Un importante esempio è costituito dall'autenticazione con cui un utente si identifica per sbloccare il proprio cellulare. E da qui parte l'innovazione "trentina". I software esistenti, infatti, utilizzano metodi che fanno affidamento sui vecchi concetti di password o pin numerici. Un'alternativa fornita da alcuni smartphone è l'uso di tratti grafici che l'utente può tracciare con un dito e utilizzare questi anziché il Pin. Recenti lavori scientifici hanno però evidenziato la scarsa sicurezza fornita da queste password grafiche.

C'è dunque grande fermento per trovare metodi più "semplici" dei Pin, e soprattutto più sicuri. Così, Bruno Crispo, professore associato presso il Disi dell'Università di Trento, e Mauro Conti, ricercatore presso il Dipartimento di Matematica dell'Università di Padova, hanno brevettato un nuovo metodo che utilizza nuove biometrie comportamentali per l'identificazione sicura dell'utente. «Le biometrie comportamentali - spiega Crispo - sono biometrie di nuova generazione. A differenza delle biometrie statiche, che identificano in modo univoco una persona in base a una sua caratteristica fisiologica, queste utilizzano i comportamenti. Ci sono cioè delle azioni che ognuno di noi esegue in modo differente e unico. Per quanto riguarda i cellulari, un esempio è lo stile di battitura sulla tastiera: si è osservato che il tempo di pressione dei vari tasti durante la normale digitazione è unico e diverso da persona a persona».

Il nuovo brevetto si basa sulla scoperta di una nuova biometria comportamentale. I due ricercatori hanno verificato che il movimento del braccio eseguito da una persona per rispondere al telefono è unico e sufficientemente stabile da poter essere utilizzato per identificare la persona stessa. «L'utilizzo della tecnologia brevettata - afferma Crispo - permette di sbloccare il cellulare ed identificarne il proprietario in modo sicuro e trasparente, cioè senza richiedere all'utente di compiere azioni aggiuntive rispetto all'utilizzo primario del cellulare».

I primi esperimenti in laboratorio hanno dato risultati molto soddisfacenti con un tasso di falsi riconoscimenti di appena il 2.5%. Questi risultati confermano la superiorità del nuovo metodo rispetto ad altre biometrie comportamentali che si basano ad esempio sul riconoscimento della cavità dell'orecchio, brevettato da Philips qualche anno fa. Confortati da questi risultati iniziali Crispo e Conti stanno ora conducendo ulteriori esperimenti, coinvolgendo un numero più ampio di utenti e diverse modalità di utilizzo degli smartphone. Nel frattempo sono iniziati i primi contatti con i grandi produttori di cellulari di nuova generazione, come Htc e Samsung.













Scuola & Ricerca

In primo piano